E’ vero che l’agricoltura è tra i principali responsabili degli sprechi alimentari?
No, le eccedenze che si generano nel comparto dipendono da fattori incontrollabili

Redazione ANSA
12 febbraio 2025 - 16:29
E’ vero che l’agricoltura è tra i principali responsabili degli sprechi alimentari? © ANSA

Cosa verifichiamo?

L’agricoltura e gli sprechi alimentari. E' vero che il comparto è tra i principali responsabili della dispersione di prodotti alimentari? Nell'analisi, con il supporto dei dati di alcuni recenti Rapporti, si intende portare all'attenzione cosa accade lungo la filiera. Un argomento di estrema attualità, quello dello spreco del cibo, affrontato proprio di recente in occasione della 12/a Giornata nazionale di prevenzione alimentare che si è tenuta il 5 febbraio 2025

Analisi

In agricoltura, non è corretto parlare di spreco quanto di ‘eccedenza di produzione sul campo’. Molto spesso le eccedenze che si generano nel comparto non dipendono da cattiva programmazione o da metodi di produzione da rivedere, ma da fattori ed esternalità incontrollabili come quelle legate agli effetti dei cambiamenti climatici (siccità, alluvioni, cuneo salino, parassiti etc…), come spiega Dario Giardi, responsabile Sostenibilità ed economia circolare di Confagricoltura. “Bisogna distinguere ciò che è spreco da ciò che è un’eccedenza che si genera da una produzione sul campo non dovuta a una responsabilità organizzativa o gestionale dell’agricoltore ma a fattori esterni come gli effetti dei cambiamenti climatici. Pensiamo che tendenzialmente l’agricoltura sia responsabile lungo la catena dello spreco di un 11% e di questa percentuale la metà sono eccedenze che si generano per motivi dovuti proprio a fattori esterni, quindi sono eventi difficilmente programmabili e gestibili, a differenza di quello che avviene nelle altre fasi della filiera. Penso alla distribuzione ma soprattutto alle abitudini dei consumatori dove si registrano i maggiori sprechi”.

Lo spreco del cibo di filiera, infatti, pesa prima di tutto sull’industria 28%, sui comportamenti dei consumatori 17 %, infine sulla distribuzione per 8% (Rapporto Food waste index 2024). Ma evitare, o limitare, di buttare alimenti nella spazzatura è possibile. E’ una questione di buone pratiche. Perché la riduzione degli sprechi alimentari è, prima di tutto, una questione organizzativa che interessa particolarmente le fasi finali della filiera alimentare, dalla commercializzazione dei prodotti alla trasformazione, dalla logistica alla distribuzione e soprattutto alle abitudini di consumo.

Secondo il Rapporto 'Il caso Italia 2025' dell'Osservatorio Waste Watcher International, elaborazione Ipsos/Università di Bologna, lo spreco di cibo in Italia, su tutta la filiera, presenta un conto salato: 14,1 miliardi di euro per 4,5 milioni di tonnellate di prodotti. Nel complesso l’agricoltura incide per poco meno di un miliardo. A preoccupare, invece, è il segnale negativo che arriva dalle nostre case con un costo di 8,2 miliardi di euro sul totale del costo dello spreco di filiera, sul quale molto incide l'impoverimento alimentare delle famiglie italiane, che colpisce soprattutto al Sud (+ 17%) e al Centro (+15%). Perché a sprecare sono soprattutto le fasce sociali più deboli (+26% rispetto alla media), ma si butta anche tanto nei piccoli centri (+12%) e nelle famiglie senza figli (+16%). A pesare sulla bilancia degli sprechi, in questi casi, "è la deperibilità del cibo più economico, ma di minore qualità".

Conclusioni

Il comparto agricolo non è tra i principali responsabili degli sprechi alimentari. Lo spreco alimentare è soprattutto una questione di buone pratiche. La sua riduzione è, prima di tutto, una questione organizzativa che interessa particolarmente le fasi finali della filiera alimentare, dalla commercializzazione dei prodotti alla trasformazione, dalla logistica alla distribuzione e soprattutto le abitudini di consumo.

Fonti

Rapporto 'Il caso Italia 2025' dell'Osservatorio Waste Watcher International

Fao Index 2023

Rapporto Food waste index 2024

Confagricoltura

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