Riavviare lo smartphone una volta a settimana mette al riparo dagli hacker?
No, è una buona pratica ma nulla può contro le numerose minacce ai dispositivi mobili che sono sempre più complesse

Redazione ANSA
11 giugno 2024 - 18:24
Telefono cellulare smartphone telefonino © ANSA

Cosa verifichiamo

Recentemente l’agenzia di intelligence americana National Security Agency (Nsa) ha pubblicato un documento dal titolo 'Mobile Device Best Practices' e nei giorni successivi sono circolati articoli secondo cui la stessa agenzia consigliava di spegnere lo smartphone almeno una volta a settimana per scongiurare le minacce informatiche. Cerchiamo di fornire una chiave di lettura al documento Nsa che in realtà sostiene tutt’altro.

Analisi

Il documento pubblicato dall'agenzia di intelligence americana fornisce una serie di raccomandazioni per aumentare la sicurezza dei dispositivi mobili. Una tabella inclusa nella guida elenca per ciascuna minaccia le possibili azioni che possono mitigarla e la relativa efficacia. Secondo l’Agenzia, in qualche caso, spegnendo il dispositivo mobile è possibile prevenire attacchi di 'spear-phishing' per l’installazione di malware ed attacchi zero-click. La prima constatazione, quindi, è che riavviare settimanalmente lo smartphone non è una misura di sicurezza utile a mettere al sicuro i dispositivi da tutte le minacce, contrariamente a quanto asserito in alcuni post online. La misura infatti è vana qualora ci si debba difendere da attacchi alla supply chain oppure dalla connessione a reti Wi-Fi malevole.

È opportuno precisare inoltre che il riavvio dello smartphone potrebbe essere una misura contro attacchi malware, solo qualora il codice malevolo non disponga di un meccanismo di persistenza, ovvero in grado di garantire la sua sopravvivenza successiva al riavvio del dispositivo. Un codice malevolo che non implementa tecniche di persistenza termina la sua esecuzione al riavvio di un dispositivo. Tuttavia, è opportuno sottolineare che la quasi totalità dei malware utilizzano meccanismi di persistenza e quindi la misura suggerita dall’Nsa è inefficace nella maggioranza dei casi di infezione.

Sempre secondo l’agenzia, riavviare un dispositivo mobile una volta a settimana può aiutare a prevenire gli exploit zero-click, ovvero attacchi in grado sfruttare falle non note al fornitore del software o hardware (zero-day) e senza che la vittima compia alcuna azione come cliccare su un link o aprire un messaggio (da qui il termine zero-click).Una doverosa premessa è che un riavvio regolare possa essere utile per terminare processi in esecuzione potenzialmente dannosi, per cancellare aree di memoria utilizzare per memorizzare dati temporanei usati per eseguire un attacco, per ripristinare le impostazioni di sicurezza predefinite che potrebbero essere state modificate da un malware, o per aggiornare il sistema operativo in caso siano disponibili aggiornamenti del sistema operativo e/o delle applicazioni.Nonostante questi benefici, il riavvio di un dispositivo mobile non fornisce alcuna garanzia contro attacchi “exploit zero-click".

La realtà è che come sottolineato dalla stessa agenzia americana, le minacce ai dispositivi mobili sono sempre più diffuse e complesse. L’Nsa mette anche in guardia da un approccio non “security-by-design” che spesso predilige l’esperienza utente e la facilità di uso di un dispositivo alla sicurezza. Altri consigli forniti dall’Nsa possono realmente limitare la superficie di attacco degli utenti, come ad esempio disabilitare il Bluetooth o il WI-Fi quando sono utilizzati.

Conclusioni

Riavviare il dispositivo periodicamente è sicuramente una buona pratica da adottare, tuttavia, poco può contro le principali minacce informatiche se non sono seguite alcune semplici regole. Ad esempio, va aggiornato il sistema operativo e le applicazioni installate. Bisogna poi utilizzare software antivirus, essere cauti quando si clicca su collegamenti o si aprono allegati che sono condivisi a mezzo mail, social network, e applicazioni di instant messaging. Infine, evitare di utilizzare reti Wi-Fi pubbliche non sicure.

Fonti

Pierluigi Paganini Ceo di Cyberhorus, professore di Cybersecurity presso l'Università Luiss Guido Carli e coordinatore scientifico Sole 24 Ore formazione

National Security Agency (Nsa)

Forbes

Ibm

Assintel

Check Poin Software Technologies

Verizon

Wikipedia

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