Marin ha ribadito che l'École française de Rome è "un istituto di ricerca e di formazione alla ricerca" la cui missione è anche quella di "una diffusione dei saperi per un pubblico che non è accademico", cioè della divulgazione "in un linguaggio più accessibile" rispetto a quello degli studi pubblicati. "Il senso di una mostra del genere è di illustrare esattamente gli stessi contenuti che sono il prodotto di una ricerca aggiornata, attuale, fatta da indagine sul terreno e con dei metodi che fondano le nostre discipline, in questo caso l'etnografia e l'antropologia", ha aggiunto.
Marin ha ricordato "il lavoro di ricerca e di aggiornamento" sugli "elementi idonei al luogo nel quale si presenta la mostra", che ha avuto varie versioni approdate a Marsiglia nel 2015, a Tunisi nel 2016, a Salonicco e a Parigi nel 2017, a Marrakech e New York nel 2018, a Istanbul nel 2019 e ad Ankara l'anno scorso.
L'inaugurazione a Roma, città dalla peculiare espressione di devozione, riconduce quindi tale pellegrinaggio visivo nel Mediterraneo "in un ambito familiare, perché questi santi sono quelli che tutti conoscono", con la figura di Maria dall'importanza teologica trasversale, ma al contempo anche in un contesto dissimile, perché si parla di "gesti e di pratiche prodotti e vissuti da fedeli di altre religioni".
Marin ha anche auspicato un museo romano per ospitare la mostra e così valorizzarla: "Il 2025 sarebbe una data particolarmente felice perché coincide con l'Anno Santo e il dialogo interreligioso è un tema forte del prossimo Giubileo".
La visita della mostra, i cui curatori sono Dionigi Albera e Manoël Pénicaud - anche fotografo - è suddivisa in quattro parti: 1. Santi e profeti, 2. Maria cristiana, Maria musulmana, 3. Architetture, 4. Attori e mediatori.
L'ingresso è possibile dalle 10.00 alle 19.00 dal lunedì al venerdì, il sabato dalle 10.00 alle 13.00. Giovedì 8 dicembre e da sabato 24 dicembre 2022 a lunedì 2 gennaio 2023 incluso, invece, la mostra sarà chiusa. (ANSAmed).