Per la prima volta, scienziati provenienti da 8 Paesi su entrambe le sponde del Mediterraneo hanno studiato insieme i relitti sotto gli auspici dell'agenzia dell'Onu nell'ambito di un progetto guidato dalla Tunisia e dall'Italia.
La missione scientifica internazionale, composta da archeologi provenienti da Algeria, Croazia, Egitto, Francia, Italia, Marocco, Spagna e Tunisia, aveva lo scopo di documentare i resti di naufragi che risalgono dall'antichità al XX secolo utilizzando sonar multibeam per mappare l'area e Veicoli Sottomarini Telecomandati (ROV) per documentare manufatti sul fondo del mare.
La barriera corallina di Keith, sulla piattaforma continentale tunisina, è la zona del Banco Skerki più insidiosa per la navigazione delle navi, a causa dei suoi rilievi rocciosi, alcuni dei quali raggiungono quasi la superficie.
Utilizzando il sonar multibeam, la missione coordinata dall'Unesco ha condotto il primo studio approfondito del fondale oceanico e ha scoperto tre relitti di navi, uno risalente al periodo compreso tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C., e gli altri due risalenti al XIX o al XX secolo. Tutti e tre erano precedentemente sconosciuti agli archeologi. Sulla piattaforma continentale italiana, l'obiettivo era quello di documentare con immagini ad alta risoluzione tre relitti romani, scoperti negli anni '80-2000. Durante la conferenza stampa, i risultati dei due progetti condotti rispettivamente in Tunisia e in Italia saranno presentati dai ricercatori della spedizione, mentre le opportunità e le sfide in gioco saranno evidenziate da Alison Faynot, archeologa subacquea dell'Unesco.(ANSAmed).