"Ci sono stati momenti in cui abbiamo pensato di abbandonare per sempre la pesca," spiega Musa Hysa, un pescatore che ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze di tali cambiamenti.
Oggi, circa 420 pescatori partecipano a un'iniziativa portata avanti dalla Fao in collaborazione con il ministero albanese dell'Agricoltura e dello Sviluppo rurale, un'associazione locale per la gestione della pesca e alcune organizzazioni non governative (Ong), al fine di migliorare le pratiche di pesca sostenibile e ricostituire le riserve riproduttive con le tecniche di acquacoltura.
L'iniziativa rientra nell'ambito del progetto AdriaMed della Fao, finanziato dal ministero italiano dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. Il progetto promuove la cooperazione scientifica e istituzionale tra le nazioni che si affacciano sul mar Adriatico e sul Mediterraneo, e si prefigge l'obiettivo di migliorare la gestione delle attività della pesca e dell'acquacoltura a livello regionale. Attingendo al patrimonio di conoscenze della comunità locale, il progetto ha permesso ai pescatori esperti di condividere con i colleghi più giovani le tecniche di riproduzione tradizionali. Durante la stagione riproduttiva, nell'aprile 2022, gli esperti della Fao hanno collaborato con i pescatori per costruire recinti provvisori in rete e favorire la deposizione delle uova.
Sono stati raccolti lotti per la riproduzione delle carpe, in seguito trasferiti nei recinti e sottoposti a riproduzione indotta, un metodo comune in cui pesci adulti in cattività sono stimolati a depositare le uova con trattamenti ormonali naturali. Nei recinti di rete, le uova si schiudonoin un ambiente protetto; poi le larve di pesce diventano novellame.
Nel giugno 2022, i giovani pesci, che avevano raggiunto dimensioni sufficienti a garantire un buon tasso di sopravvivenza, sono stati rilasciati nel lago.
"Abbiamo collaborato con i pescatori per recuperare le loro tradizioni e utilizzarle a supporto di pratiche sostenibili, gettando, al tempo stesso, le basi per la creazione di posti di lavoro, la protezione dell'ambiente e un supporto alla sopravvivenza delle comunità nel lungo termine," sostiene Nicoletta Milone, funzionario Fao per le risorse ittiche.
Il progetto AdriaMed prevede anche l'idea di creare un centro di incubazione idoneo a produrre una quantità di avannotti affidabile e sufficiente a garantire la sostenibilità, nel lungo termine, delle comunità stanziate sul lago di Scutari.
"Crediamo fermamente che, collaborando in maniera intelligente e coinvolgendo tutte le parti interessate, possiamo assicurare alla pesca uno sviluppo sostenibile e garantire una gestione corretta delle nostre risorse," sostiene Roland Kristo, viceministro albanese dell'Agricoltura e dello Sviluppo rurale.
Secondo Arben Kipi, Assistente del Rappresentante della Fao in Albania, questa iniziativa gioca un ruolo importante anche nella lotta alla povertà, poiché migliora la sussistenza dei pescatori, generando un reddito più stabile per tali comunità.
(ANSAmed).