Quella andata in scena giovedì sera è una produzione interamente italiana ideata dal Maestro Elio Orciuolo e dal regista Davide Raimondi Garattini. "Aida pocket" è il titolo attribuito a questa versione della celeberrima opera ridotta a un'ora e 40 minuti rispetto alle tre ore canoniche.
A colpire dell'allestimento - articolato in tre atti, uno in meno dell'originale - è stata però soprattutto la scenografia.
Niente fondali 'fisici' con la riproduzione di edifici regali, piramidi, statue, templi e colonne, niente elefanti e carro trionfale, ma un semplice schermo di dimensione cinematografica dove però è stata proiettata l'innovativa magia: tutti gli elementi tradizionali delle scene sono stati disegnati sotto gli occhi degli spettatori tracciando linee con le dita su uno strato di sabbia distribuito su una superficie luminosa e plasmato dall'ispirata abilità di un artista specializzato in questa tecnica, Andrea Arena.
L'orchestra era composta da 16 musicisti egiziani e italiani sotto la direzione del Maestro Orciuolo e accompagnati al pianoforte dal Maestro Carmine Colangeli, già Direttore del Coro del Teatro dell'Opera del Cairo. Gli interpreti che si sono esibiti in costume presso il teatro della "Misr University for Science and Technology" (Must) erano il soprano serbo Marija Jelić nel ruolo principale, il mezzosoprano Irene Molinari (Amneris), il tenore Dario Di Vietri (Radames) e il baritono Piero Terranova (Amonasro).
"Lo spettacolo si concentra sulla natura intima dell'opera di Verdi e sul triangolo amoroso tra i protagonisti", sottolineato il direttore dell'Istituto italiano di cultura del Cairo, Davide Scalmani, attribuendo alla "scenografia speciale" dell'"artista della sabbia" la capacità di dare "un'atmosfera dinamica alla musica".
Allo spettacolo a ingresso libero su prenotazione hanno assistito oltre 250 spettatori, soprattutto giovani cui l'allestimento era rivolto dichiaratamente allo "scopo di avvicinare le nuove generazioni all'Aida come spettacolo di musica e arte performativa, che è diventata parte integrante della cultura egiziana", evidenzia la brochure elettronica.
Verdi scrisse l'opera su richiesta del "khedivè" (viceré) egiziano Isma'il Pashà per celebrare l'inaugurazione del Canale di Suez del 1869 anche se poi la prima rappresentazione avvenne al Cairo due anni dopo.
"Questa è la prima volta che un'università egiziana esegue l'opera Aida", ha sottolineato il rettore del Must, Ashraf Haider, parlando al termine della rappresentazione. "Ringrazio l'Ambasciata d'Italia e l'Istituto Italiano di Cultura per questa collaborazione", ha detto ancora Haider evidenziando che, senza il sostegno delle due istituzioni italiane, non sarebbe stato possibile realizzare questo "questo magnifico lavoro".
"L'Egitto e l'Italia hanno un'unica cultura", ha sostenuto il Rettore.(ANSAmed). (ANSA).