"Il popolo tunisino, che si era ribellato alla fine del 2010 contro il dispotismo e la corruzione, non rinuncerà alle sue rivendicazioni di libertà, né al suo legittimo diritto al lavoro e alla dignità nazionale", sottolinea Saied che, riferendosi ai fondi depredati, denuncia che la Tunisia "non ha ancora recuperato quelli saccheggiati prima e dopo il 2011, per non parlare dei prestiti utilizzati per altri scopi rispetto a quelli per i quali erano stati richiesti". Il presidente tunisino ha chiesto la conversione di questi prestiti in progetti di investimento, rimarcando che le soluzioni alla situazione in Tunisia dovrebbero derivare dalla sola volontà dei tunisini. "La Tunisia non è una questione internazionale, ma puramente nazionale, e la soluzione va trovata su questa base, insieme ai nostri partner".
Per quanto riguarda la migrazione, il presidente Saied ha chiesto un approccio realistico e collettivo. "I nostri valori ci impongono di trattare i migranti irregolari con umanità", ha affermato, aggiungendo che la Tunisia è passata da luogo di transito a destinazione. La permanenza dei migranti deve essere regolare, e tutti devono rispettare il Paese e le sue leggi". Ha definito disumana e inammissibile la proposta avanzata da alcune parti di insediare i migranti in Tunisia in cambio di un sostegno finanziario al Paese. Inoltre, le soluzioni di sicurezza si sono rivelate inefficaci in quanto hanno aumentato la sofferenza delle vittime della povertà e della guerra. "Se avessero gli elementi più basilari di una vita dignitosa, non sarebbero stati facile preda per le reti criminali", sottolinea Saied che riferendosi alla questione degli investimenti europei in Tunisia, rimarca che solo la stabilità politica, la pace sociale e l'eliminazione della corruzione possono portarli a compimento. La creazione di ricchezza e la concorrenza leale richiedono lo sradicamento delle reti di corruzione e delle lobby, conclude. (ANSAmed).