Il dato porta la Giordania al secondo posto nella classifica dei Paesi più poveri d'acqua al mondo. Diversi i fattori che hanno portato il Paese alla situazione attuale tra cui le scarsissime piogge e anche il 20% come quota di appartenenza delle superfici d'acqua, condivise con altri Paesi confinanti che non danno alla Girodania quindi un completo controllo delle fonti. La quantità disponibile del liquido essenziale non incontra chiaramente la richiesta che è in crescita, tanto che il settore di agricoltura consuma oltre metà della risorsa e intanto contribuisce solo per il 4% al Pil del Paese. La situazione affronta anche la crescita demografica della Giordania, che sale per la forte ospitalità nei confronti dei rifugiati che arrivano nel Paese e un aumento del numero dei nati. Il risultato della situazione è un aumento del deficit di acqua per ogni abitante, che è stimato dal Fondo Monetario Internazionale in 180 metri cubi l'anno. La mancanza di acqua sta anche aumentando il deficit del Paese visti i costi: attualmente si occupa della gestione e fornitura a pagamento dell'acqua la Water Authority of Jordan (Waj) e tre compagnie di distribuzione che rappresentano il 50% della spesa, per un incasso chiaramente molto basso. Per ogni 1,4 dollari incassati con le tariffe, la Giordania ha speso per quell'acqua 4,2 dollari in estrazione, trattamento, pompaggio e fornitura. Il deficit nel settore arriva infatti attualmente a 544 milioni di dollari, l'1,2% del Pil, e per cercare di rimediare alla perdita il Governo ha appena approvato un nuovo regolamento sulla sostenibilità finanziaria del settore acqua che dovrebbe rimediare in maniera migliore ai costi del Paese per la fornitura dal 2025. Il piano prevede un aumento delle tariffe, una misurazione dell'efficienza energetica e una riduzione delle inefficenze attualmente legate al settore agricolo. Il Paese si sta anche preparando a diversificare le fonti per evitare un ulteriore calo dell'acqua a disposizione.
Tra questi spicca il megaprogetto sulla desalinizzazione che dovrebbe portare 300 milioni di metri cubi di acqua in più a partire dal 2028 e che è stato definito come una priorità nazionale dalle autorità del Paese, anche se il lancio del progetto è stato per ora rimandato visto l'aumento dei costi del cantiere della grande apparecchiatura per l'inflazione mondiale attuale. Sul settore c'è anche la cooperazione internazionale come l'importazione di 50 milioni di metri cubi d'acqua in corso da Israele e anche un nuovo accordo "Water for Energy" che coinvolge anche gli Emirati Arabi Uniti. (ANSA).