Da oltre un mese, le rappresentazioni sono state interrotte e gli insegnanti della Scuola di recitazione hanno rassegnato in massa le dimissioni. Una scelta condivisa anche dagli insegnanti del Teatro nazionale della Grecia settentrionale, a Salonicco, mentre decine di sale, dal nord al sud del Paese, hanno chiuso le porte per protesta in una delle più grandi mobilitazioni del mondo dello spettacolo ricordate dalla Grecia nella sua storia recente.
La mossa del governo che ha dato il via alla contestazione risale allo scorso dicembre, quando un decreto presidenziale scritto per regolare le assunzioni nel pubblico ha equiparato di fatto il titolo di studio delle Accademie artistiche al diploma di maturità. Una scelta definita inaccettabile da centinaia di attori, registi, musicisti e ballerini che da allora organizzano ogni settimana raduni e dibattiti in cui accusano il governo di svalutare il mondo dell'arte. Chi in Grecia punta a calcare il palcoscenico, una volta completata l'istruzione obbligatoria, si forma in accademie pubbliche o private, i cui corsi durano almeno tre anni. "Vogliamo che i nostri studi vengano riconosciuti", hanno scandito migliaia di manifestanti nei numerosi sit-in di protesta che si sono susseguiti in piazza Syntagma, fuori dal Parlamento greco. "Questo decreto andrà a incidere sulla qualità del lavoro degli artisti, sulla retribuzione e sulle tutele di un settore già molto precario" denuncia Yannis Panagopoulos, portavoce dell'Unione degli attori greci (SEH).
La protesta ha cambiato il volto di una città ancora oggi molto affezionata al mondo del teatro: se si passeggia nel centro della capitale, non è raro imbattersi in maschere piangenti disegnate fuori dall'entrata delle sale o negli striscioni di denuncia che coprono il calendario della programmazione. "Il Paese dove è nato il teatro è tra i peggiori in Europa per quanto riguarda l'attenzione dedicata al mondo dello spettacolo come nel caso dei finanziamenti statali e delle tutele dei lavoratori", commenta amaro Panagopoulos.
La ministra della Cultura, Lina Mendoni, ha smentito che la riforma andrà a intaccare i diritti degli artisti, mentre il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha incontrato, lo scorso febbraio, gli organizzatori della mobilitazione ed è stata promessa l'istituzione di un'università per le Arti dello spettacolo nel 2025, ma il decreto presidenziale non è stato ritirato e così la protesta continua. Bisognerà attendere ancora, prima che il sipario venga sollevato di nuovo.
(ANSAmed).