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Ogni anno in Israele si gettano 2,6 milioni tonnellate di cibo

Ma la consapevolezza cresce, Ong combattono per i recuperi

17 marzo, 16:03

(di Aldo Baquis) (ANSAmed) - TEL AVIV, 17 MAR - In un Paese afflitto da forti tassi di povertà e da un crescente costo della vita avviene che ciò nonstante negli ultimi anni quasi il 40 per cento del cibo disponibile sia stato gettato via, mentre "almeno la metà poteva essere salvato". La denuncia giunge da 'Leket Israel' (la 'Banca nazionale del cibo', un'associazione volontaria che raccoglie quantità di surplus di prodotti agricoli e che offre assistenza alimentare a 175 mila persone alla settimana) in un rapporto realizzato assieme al ministero per la difesa dell'ambiente di Israele.

Gli ultimi dati reperibili si riferiscono al 2021 durante il quale furono gettati 2,6 milioni di tonnellate di cibo pari a 21,3 miliardi di shekel (un euro vale 3,7 shekel). Si è trattato di un aumento rispetto al 2020, quando gli sprechi erano assommati a 2,5 milioni di tonnellate. Fra 18 paesi dell'Ocse presi in esame, la Francia è risultata essere la più attenta nella protezione del cibo, seguita da Canada, Germania, Italia e Gran Bretagna. Israele, secondo il rapporto, è situato all'ultimo posto.

La questione è stata toccata il mese scorso - durante una conferenza sulla protezione ambientale, 'Ecommunity', organizzata a Tel Aviv dal 'Centro Peres per la pace' e da Usaid - anche dai rappresentanti di una Ong attiva nel ramo, la 'Robin Food'. Ai partecipanti del convegno, fra cui personalità di governo e di amministrazioni locali, 20 volontari hanno preparato un pranzo realizzato esclusivamente con prodotti "salvati". Vi era frutta e verdura che altrimenti - hanno spiegato - "sarebbe andata perduta nei campi, nei mercati o nei negozi, per una serie di motivi che vanno dalla estetica, alla logistica e alle giacenze".

Fondata nel 2018, 'Robin Food' è impegnata non solo nella raccolta di eccedenze fra gli agricoltori e nei mercati all'ingrosso, ma anche - secondo il suo amministratore delegato Shai Rilov - in "attività culinarie educative" elaborate per prevenire sprechi domestici di cibo, che in Israele rappresentano una buona parte delle perdite complessive. Oltre che mediante i convegni, il suo lavoro di sensibilizzazione della opinione pubblica avviene con la organizzazione di "laboratori" di cucina, con eventi pubblici e con iniziative come i "frigoriferi sociali" dove è possibile depositare eccedenze che vengono poi prelevate liberamente da chi ne abbia bisogno. Una app internazionale, Olio, coordina inoltre questo genere di scambi. "Cerchiamo in vario modo - afferma Rilov - di accrescere il nostro impatto sociale-ambientale".

Secondo gli autori del rapporto di 'Leket Israel' per raggiungere risultati concreti occorre comunque stabilire un obiettivo nazionale che accompagni le iniziative private: esso dovrebbe essere la riduzione degli sprechi di cibo del 50 per cento entro il 2030. Occorre anche fissare un piano nazionale che segua tutti gli itinerari percorsi dal cibo, dalla produzione alla distribuzione, per ridurre le perdite. Opportuno inoltre, secondo il rapporto, fissare una legge che obblighi la donazione di cibo in eccedenza e che essa sia incoraggiata da adeguate agevolazioni fiscali. Il tutto, conclude 'Leket Israel', dovrebbe essere accompagnato inoltre da sistematiche campagne di sensibilizzazione a livello nazionale.(ANSAmed).

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