Dopo tre giorni di tensioni, negoziati serrati e attacchi incrociati l'Ue è riuscita a mettere d'accordo Serbia e Kosovo intorno a una proposta che scongiura una nuova escalation nella crisi delle targhe per veicoli che da mesi agita i rapporti tra Belgrado e Pristina. L'accordo è giunto nella notte al termine di una lunga riunione tra i capi negoziatori di Serbia e Kosovo, Petar Petkovic e Besnik Bislimi, mediata dal rappresentante speciale per il dialogo Pristina-Belgrado, Miroslav Lajcak. Le parti hanno concordato delle misure per evitare un'ulteriore escalation e per concentrarsi pienamente, con urgenza, sulla proposta sulla normalizzazione delle loro relazioni, presentata a settembre dall'Ue e sostenuta da Francia e Germania, si legge in una nota del capo della diplomazia europea Josep Borrell. In particolare, la Serbia non emetterà nuove targhe con le denominazioni delle città del Kosovo, e il Kosovo farà cessare qualsiasi ulteriore azione relativa alla nuova registrazione di veicoli. L'Ue garantirà che questioni e principi fondamentali relative alla normalizzazione saranno affrontate nel contesto della proposta, si legge ancora nella nota, in cui si sottolinea la necessità per ambo le parti di attuare gli accordi di dialogo siglati in passato. Le parti sono invitate nei prossimi giorni a discutere le fasi successive nel quadro della proposta con l'obiettivo di presentare i risultati entro il prossimo gruppo speciale sulla normalizzazione con il Kosovo e l'aggiornamento sul capitolo 35 per la Serbia. In caso di ostruzione da una delle parti, l'Ue può porre termine al processo.
"Il primo passo che è stato fatto concretamente ieri a Bruxelles dai rappresentanti del Kosovo e della Serbia arriva il giorno dopo la visita che abbiamo fatto insieme al ministro della Difesa, Guido Crosetto. Abbiamo incoraggiato le parti a superare gli ostacoli e a favorire il primo accordo", ha commentato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Io, con il presidente Vucic e il primo ministro Kurti - ha aggiunto - continuo ad essere in contatto, anche oggi ci ho parlato perché si possano, dopo il primo passo, fare altri passi per garantire stabilità nei Balcani". "L'Italia vuole essere protagonista di pace nei Balcani", ha concluso.(ANSAmed).