Ma il presidente serbo Aleksandar Vucic ha parlato di un "incontro difficile" oggi a Bruxelles con il premier kosovaro Albin Kurti e i mediatori europei Josep Borrell e Miroslav Lajcak. E in dichiarazioni al termine della riunione collegiale, ha detto di ritenere che saranno necessari altri incontri in futuro per fare passi avanti. Il primo, ha aggiunto, sarà il 18 marzo in Macedonia del Nord a margine di una missione dell'Alto rappresentante Ue Borrell nella regione.
"Oggi a Bruxelles abbiamo entrambi concordato sulla proposta dell'Ue sostenuta da Germania, Francia, Italia e Stati Uniti senza modifiche. Mi sono offerto di firmare formalmente, ma la Serbia non era pronta. I negoziati sull'attuazione seguiranno presto", ha scritto invece Kurti, ringraziando Borrell e Lajcak.
Il testo, che sarà pubblicato a breve, dovrebbe includere diversi elementi - dal rispetto dell'integrità territoriale, all'inviolabilità dei confini - che costituiscono un riconoscimento de facto del Kosovo da parte della Serbia. Resta l'incognita della creazione di un regime speciale per la minoranza serba in Kosovo. Un punto su cui le autorità di Pristina e Belgrado avevano già convenuto negli accordi di Bruxelles del 2013 e rimasto finora lettera morta.
Ad ostacolare il processo, Mosca, alleata di Belgrado, che per bocca del suo ambasciatore in Serbia Aleksandar Bocan-Harchenko, ha avvertito che "non è il momento per affrontare la questione del Kosovo", fino a quando, sostiene, "Russia e Occidente non avranno stabilito un nuovo ordine mondiale". Un ordine sulla cui definizione Ue e Usa intendono giocare d'anticipo con una mossa che strappi i Balcani a Mosca e Pechino. (ANSAmed).