L'incontro era stato convocato per finalizzare l'accordo proposto dall'Ue per normalizzare le relazioni tra i due Stati, adottandone l'allegato di attuazione. Una prima intesa era stata raggiunta il 27 febbraio a Bruxelles quando i due leader avevano concordato che "non sarebbero state necessarie ulteriori discussioni" sull'accordo di base. Nel testo la Serbia non riconosce il Kosovo come Stato indipendente, ma le due parti accettano la reciproca legittimità di documenti e simboli nazionali, inclusi passaporti, diplomi, targhe e timbri doganali. La formula contiene anche l'impegno di Belgrado a non opporsi all'adesione del Kosovo ad alcuna organizzazione internazionale. E, con l'intesa arrivata ad Ohrid Pristina "ha accettato di lanciare immediatamente negoziati facilitati dall'Ue per assicurare un livello appropriato di autonomia per le comunità serbe in Kosovo", ha spiegato Borrell. Ma l'applicazione dell'intesa resta avvolta nella nebbia.
Borrell ha ammesso che Belgrado e Pristina "non sono riuscite a raggiungere un accordo" sulla proposta iniziale dell'Ue "più dettagliata e ambiziosa" di cui alcuni punti restano in piedi.
Quello principale riguarda l'introduzione di un regime speciale per la minoranza serba in Kosovo. Il testo contiene l'obbligo per Pristina di avviare "immediatamente dei negoziati nell'ambito del dialogo mediato dall'Ue per stabilire disposizioni e garanzie specifiche al fine di garantire un livello adeguato di autogestione per la comunità serba in Kosovo". Le parti, inoltre, hanno concordato di "approvare con urgenza la dichiarazione sulle persone scomparse". Come sottolineato dai due leader balcanici al termine dell'incontro, l'allegato attuativo non è stato firmato per il rifiuto opposto da Belgrado a sigillare l'accordo. "Sono pronto ad attuarlo, ma niente che sia collegato con l'ammissione del Kosovo alle Nazioni Unite, o con il suo riconoscimento de facto o de jure", ha avvertito Vucic. La mancata firma di Ohrid ha sollevato un ginepraio di polemiche sull'obbligatorietà degli impegni.
Nell'allegato, tuttavia, vi sono una serie di disposizioni che mirano a blindare l'intesa. La più significativa è il fatto che la proposta di normalizzazione delle relazioni diventi "parte integrante dei processi di adesione all'Ue" dei due Stati: in altre parole, niente accordo, niente Ue.
Il testo inoltre prevede l'organizzazione di una conferenza dei donatori da parte dell'Ue "entro 150 giorni per istituire un pacchetto di investimenti e aiuti finanziari per il Kosovo e la Serbia", ma nessun esborso avverrà prima della piena attuazione dell'accordo. (ANSAmed).