Aoun ha promesso che prima della fine del suo incarico avvierà il tanto atteso rimpatrio di migliaia di profughi siriani, e questo contrariamente alle raccomandazioni espresse ripetutamente alle autorità del Libano dalle agenzie umanitarie dell'Onu.
Il Libano, che ha una popolazione di meno di 4 milioni di persone e che da 3 anni si trova ad affrontare la peggiore crisi finanziaria della sua storia, ospita da più di 10 anni più di un milione di profughi siriani. Il ministro degli sfollati libanese, Issam Sharafeddin, in quota del partito di Aoun, a sua volta alleato degli Hezbollah filo-iraniani, ha assicurato che la settimana prossima cominceranno le deportazioni dei 6mila siriani. Nei mesi scorsi, Beirut e Damasco avevano annunciato l'ambizioso piano di rimpatrio di ben 15mila profughi siriani.
Il piano è stato più volte criticato dall'Onu e dall'Unione Europea, così come da numerose organizzazioni umanitarie internazionali e libanesi. Si chiede infatti che il rimpatrio dei siriani dal Libano avvenga su base volontaria, non leda la loro dignità e non esponga questi civili a persecuzioni, abusi, arresti arbitrari da parte dell'apparato militare e di sicurezza del governo di Damasco, sostenuto da Russia e Iran.
Il Libano, che dal 1948 ospita centinaia di migliaia di profughi palestinesi, per ragioni politiche non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Le autorità libanesi considerano i profughi siriani degli "ospiti temporanei" e i campi dove sono stati ammassati in questi anni le famiglie di siriani in fuga si trovano in aree dove da decenni sopravvivono le comunità libanesi più vulnerabili dal punto di vista socio-economico, con un inevitabile inasprimento della tensione sociale. (ANSAmed).