Secondo i media di Beirut, Ayoub Jouni è morto dopo una lunga sofferenza a causa delle gravi ferite riportate nella deflagrazione. Il suo decesso è avvenuto il 4 dicembre scorso ma la notizia è stata diffusa solo nelle ultime ore. All'uomo erano state amputate, in due momenti diversi, entrambe le gambe. E' morto a causa di un ictus quasi due anni e mezzo dopo l'esplosione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, illegalmente custodite per anni in uno degli hangar del porto, situato nel centro della città. Jouni si aggiunge alle 241 vittime finora identificate, facendo salire a 242 il numero dei morti a cui è stato possibile dare un nome e un cognome.
Rimangono non identificati quattro corpi, di tre donne e un uomo.
L'inchiesta libanese sull'esplosione è di fatto bloccata dalle misure giudiziarie messe in atto dall'oligarchia politica al potere in Libano. Il giudice Tareq Bitar, incaricato delle indagini, è stato da più di un anno bloccato di fatto nel suo lavoro da una lunga serie di tentativi di ricusazione presentati dagli avvocati di alcuni ex ministri e deputati e da pressioni politiche culminate con gli scontri di strada della metà di ottobre del 2021 a Beirut. Alcuni ex ministri e deputati sono stati accusati formalmente, assieme ai vertici di sicurezza e istituzionali di allora, di essere al corrente della presenza del materiale altamente esplosivo nell'hangar numero 12 del porto di Beirut, e di aver permesso che il nitrato di ammonio rimanesse incustodito in quella sede, a pochi passi dal centro abitato della capitale.
Nell'esplosione del 4 agosto del 2020, oltre ai 246 uccisi ci sono stati più di 6.500 feriti, molti dei quali menomati a vita, 330mila persone hanno dovuto abbandonare temporaneamente le loro case. Secondo i media di Beirut, Jouni aveva chiesto aiuto alle autorità libanesi di poter acquistare una sedia a rotelle, ma non aveva ricevuto risposta, come molti feriti che non sono mai stati sostenuti o risarciti dallo Stato libanese.(ANSAmed).