Questa nuova ondata di svalutazione è stata accelerata dalla decisione dal cartello delle banche private libanesi di chiudere i battenti per diversi giorni annunciando uno sciopero in segno di protesta per una decisione giudiziaria contro uno degli istituti di credito libanesi. Questi dal novembre del 2019 hanno di fatto impedito a quasi tutti i correntisti e risparmiatori in Libano di accedere ai loro fondi e conti correnti in valuta pesante. Un mese fa, la lira aveva toccato un record negativo con un dollaro scambiato a 50mila lire. Solo alla fine del 2019, quando si è palesata la peggiore crisi finanziaria mai vissuta dal Libano, il dollaro valeva 1.500 lire al cambio fisso, così rimasto invariato per 30 anni sotto la supervisione della Banca centrale libanese. Questa è guidata dal 1993 dal pluri-inquisito governatore Riad Salame, indicato da più parti come esponente di spicco del cartello delle banche e membro dell'oligarchia al potere dalla fine della guerra civile (1975-90). Nei giorni scorsi Salame ha detto in una intervista che non intende rimanere oltre il suo mandato, che scadrà a maggio prossimo.
L'Onu afferma che più dell'80% dei residenti in Libano, inclusi i numerosi profughi siriani e palestinesi, vive in povertà.(ANSAmed).