Nel mese di settembre - dato più recente a disposizione dell'agenzia Frontex - i migranti sbarcati in Italia sono stati circa 7.000, ovvero circa lo 0,11% della popolazione totale. Per fare un raffronto con gli altri Paesi, tuttavia, il dato più oggettivo resta quello dei richiedenti asilo, ovvero di quei migranti che, una volta arrivati in un Paese Ue, sono effettivamente accolti e fanno richiesta di protezione umanitaria. Il dato italiano più recente, secondo l'ultimo report Eurostat, è quello di agosto: a chiedere asilo sono stati in poco meno di 6.000, lo 0,1% degli oltre 59 milioni di italiani. In Francia i richiedenti asilo, nello stesso mese, sono stati 11.900, pari allo 0,17% della popolazione. Numeri che si alzano leggermente in Germania, dove i richiedenti protezione umanitaria sono stati 16.950, ovvero lo 0,2% dei tedeschi residenti. La Svezia, Paese con altissima concentrazione di residenti con cittadinanza straniera, sulle richieste di protezione umanitaria ad agosto ha viaggiato attorno allo 0,11% della popolazione. Mentre in Grecia i richiedenti hanno superato lo 0,2% degli abitanti, cifra che ritroviamo anche in Spagna.
Se guardiamo al numero di persone ufficialmente rifugiate rispetto alla popolazione il dato cambia e l'Italia scende nei bassifondi delle classifiche europee. A fornire un quadro, esauriente ma forse non complessivo, è l'Unhcr, che si concentra sulle persone rifugiate sotto mandato dell'agenzia Onu. Le cifre risalgono a prima dello scoppio della pandemia. In Italia la media era di 3,5 rifugiati ogni mille abitanti. In Svezia il dato sui 1000 abitanti balzava a 24,8, seguito da Malta (18), Austria (attorno ai 15 ogni 1000), Cipro (14,1) e Germania (13,8). E la Francia? Le persone dotate di protezione umanitaria erano 6,1 ogni mille transalpini. Numeri comunque bassi se si guarda oltre l'Europa. Basta andare nella vicina Turchia, dove la guerra in Siria ha stravolto in pochi anni il quadro: i rifugiati sono 43 ogni mille abitanti.(ANSAmed).