L'agenzia per le emergenze e i disastri turca Afad ha reso noto che i feriti recuperati in mattinata sono 21.103, gli edifici distrutti risultano essere 5.775, ma ci sarebbero circa 11 mila segnalazioni di condomini sbriciolati nella zona meridionale del Paese dove si sono verificate le due maggiori scosse di terremoto. Resta ancora non rintracciabile, come ha reso noto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, un italiano che si trovava in Turchia per lavoro. Tutti gli altri connazionali sono invece stati contattati e stanno bene.
La situazione in Siria appare particolarmente problematica perché sia le informazioni che i numeri relativi a vittime, feriti, danni e soccorsi viaggiano su canali paralleli: da una parte il governo siriano, dall'altra l'opposizione. Proprio quest'ultima stamani ha denunciato che "centinaia di famiglie" sono ancora intrappolate sotto le macerie". Il tempo sta per scadere, ha detto il capo del servizio di protezione civile gestito dall'opposizione siriana. Non solo, in Siria, dopo anni di guerra e la persistente instabilità, pesano pure le costruzioni fatiscenti, carenza di ospedali e medici.
Temperature gelide, neve e pioggia stanno inoltre ostacolando gli sforzi dei soccorritori, in entrambi i Paesi. Anche raggiungere le aree vicine all'epicentro in Turchia si sta rivelando incredibilmente difficile. Si teme che l'autostrada che porta a Sud non sia sicura dopo le forti scosse e il transito è stato tutto spostato su una tortuosa strada di montagna. La protezione civile locale ha cercato disperatamente di far passare ambulanze e squadre di soccorso, ma il percorso è intasato di camion e persone che cercano di scappare. Le strade sono sconnesse, con profonde fratture. E come conseguenza del sisma un grande incendio è divampato da ieri notte nel porto di Iskenderun (Alessandretta), località costiera del sud est della Turchia, forse a causa della caduta di alcuni container nel porto provocata dal sisma. Intanto Ankara, nonostante tutto, ha trovato il tempo di arrestare quattro persone per i post "provocatori che miravano a creare paura e panico" pubblicati sui social in Turchia meridionale. Rabbia infatti era stata espressa da cittadini nella provincia meridionale di Hatay per la lentezza dei soccorsi, confermata anche dal sindaco della città.(ANSAmed).