Quotidiano Energia - “Siamo, ahimè, in ritardo sull’aggiornamento del Pniec”, lo dice, subito, all’inizio del suo primo intervento pubblico da quando guida il Die, e con una buona dose di trasparenza. Federico Boschi, il nuovo capo del Dipartimento energia (Die) del Mase, si presenta così al pubblico riunito nella Sala della Regina della Camera dei deputati. L’occasione è l’evento “Un piano nazionale energia e clima a vantaggio di tutti”, organizzato dal think tank Ecco, attivo sulle politiche per il clima in Italia, e promosso dal vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa (M5S).
Boschi ha offerto poi maggiori dettagli sulla fase in cui si trova il Piano. Una prima bozza dovrebbe essere trasmessa a Bruxelles entro il 30 giugno, ma sulla tabella di marcia ci sono dei rallentamenti. “Stiamo attendendo nei prossimi giorni l’esito del monitoraggio che dovrebbe svolgere il Gse. In parte, questo è ritardo è dovuto a problemi informatici sulle piattaforme europee. L’auspicio è che il nuovo vertice del Gse, come ci ha promesso, svolga al più presto le attività di sua competenza e ci dia supporto - come tutte le altre istituzioni ed enti di ricerca, tra cui in primis l’Enea - nell’elaborazione del nuovo Pniec”.
Ad ogni modo, secondo il capo dipartimento, più che di “aggiornamento” si dovrebbe parlare di “una vera e propria rivisitazione” del Pniec che tenga conto di tutti gli strumenti messi in campo a livello europeo. Un aggiornamento da condurre attraverso “una diversificazione degli strumenti” e una “strategia attiva”, con l’obiettivo innanzitutto di “non farsi trovare impreparati davanti a una crisi”.
Come si comporterà, dunque, il Governo italiano in vista della scadenza del 30 giugno? È verosimile che non si riuscirà a consegnare la bozza dei Pniec, come prevedono le indicazioni comunitarie. D’altronde - come osserva Boschi a margine dell’evento parlando con QE - anche nei passaggi precedenti c’è stato un ritardo della Germania e il termine non è “perentorio”. Il capo dipartimento, dal punto di vista tecnico, ritiene che sia meglio avere una cosa fatta bene anche al costo di mancare qualche scadenza. Si dovrà quindi pensare a una soluzione “ponte”, magari un primo draft da trasmettere e poi integrare successivamente. Oppure semplicemente slitterà la consegna del documento. Tutte decisioni che comunque spetteranno al livello politico del Mase.
Boschi parla di “un’eredità negativa”, riconducibile al ritardo, ma che per altri versi potrebbe rivelarsi “positiva”. Potrebbe esserlo poiché c’è ancora spazio per dare il proprio contributo al nuovo Pniec. “Se non fossimo in ritardo, questa richiesta di compartecipazione non avrebbe una grande possibilità di essere accolta visto che il termine è a fine giugno. Altri Paesi stanno lavorano da più di un anno. Se fossimo giunti alla fine la partecipazione non sarebbe così semplice”, ha detto il capo del Die invitando a “sfruttare questo ritardo”.
Si dovrà “fare di tutto per accelerare”, ma senza appunto dimenticare “l’inevitabile percorso partecipativo a multilivello che dovrà coinvolgere, anche nella fase di regia, una serie di amministrazioni competenti, che sono molte di più di quelle che hanno partecipato alla versione attuale” del Piano.
“Il traguardo è fondamentale e dobbiamo attrezzarci per minimizzare i rischi che questo traguardo non sia raggiunto”, ha concluso Boschi.