La Società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS), condivide la scelta dell'Aifa di limitare l'uso della vitamina D a determinate condizioni. "Coerentemente con quanto indicato dalle recenti raccomandazioni pubblicate dalla nostra Società: condivide il giudizio sulla inappropriatezza di uno screening esteso alla popolazione generale, ritenendo che la determinazione dei livelli di 25(OH)D dovrebbe essere eseguita solo in presenza di fattori di rischio per carenza e quando risulti utile per la gestione clinica dei pazienti e apprezza d'altra parte il riconoscimento dell'opportunità di una supplementazione in persone con grave carenza di vitamina D, anche se asintomatiche".
I medici della SIOMMMS affermano quindi di apprezzare il recepimento da parte di AIFA dell'opportunità di innalzare la soglia minima desiderabile dei livelli sierici di 25(OH)D da 20 ng/ml (o 50 nmol/L) a 30 ng/ml (o 75 nmol/L) nei pazienti affetti da osteoporosi o altre osteopatie accertate, "riconoscendo che la correzione del deficit di vitamina D rimane uno dei capisaldi della terapia per l'osteoporosi, mentre la supplementazione con vitamina D di soggetti sani e senza carenza di vitamina D appare comprensibilmente inutile, come già ben noto e dimostrato dai risultati tutt'altro che sorprendenti di recenti studi clinici".
"Si apprezza l'inclusione, tra i destinatari della prescrizione di vitamina D a carico del SSN, oltre alle persone istituzionalizzate, delle persone con gravi deficit motori o allettate che vivono al proprio domicilio, considerato che l'esposizione solare, come giustamente riconosciuto, rappresenta il meccanismo principale per soddisfare il fabbisogno di vitamina D; si ritiene tuttavia che andrebbero incluse anche altre condizioni a rischio di ipovitaminosi D come quelle legate a forzate condizioni di ridotta esposizione solare (ad esempio per motivi lavorativi o culturali o per condizioni che controindicano l'esposizione ad UVB) o quelle legate ad incapacità a produrre adeguate quantità di vitamina D nonostante l'esposizione solare, come ad esempio in età avanzata; infine, in considerazione dei potenziali effetti extra-scheletrici della vitamina D, si condivide il fatto che allo stato attuale delle conoscenze non vi siano evidenze scientifiche certe di un beneficio della supplementazione con vitamina D in termini di costo/efficacia anche in ambito cardiovascolare, oncologico, infettivo, diabetologico e respiratorio, ma si ritiene che attualmente non si possano neppure escludere". (ANSA).