Oltre 60mila nuovi casi per anno attesi nel 2025 (+10%) e oltre 66mila nel 2030 (+21%). Più del 90% di questi in fase precoce. Per il tumore del seno, neoplasia che rappresenta la forma tumorale più frequentemente diagnosticata nelle donne, il numero delle nuove diagnosi sembra quindi destinato ad aumentare in base alle proiezioni dell'Associazione Internazionale dei Registri Tumori. Grazie a cure sempre più complesse e precise che migliorano nel tempo, allo screening mammografico e alla diagnosi precoce - legata alla maggior consapevolezza delle donne in presenza di sintomi/segni sospetti e ai trattamenti adiuvanti post-chirurgia - le donne hanno raggiunto una sopravvivenza dell'87% a 5 anni dalla diagnosi e dell'80% a 10 anni. Questo significa che, anno dopo anno, aumenta il numero di donne che vivono in Italia dopo una diagnosi di carcinoma della mammella: nel 2020 erano 850mila e circa 250mila di queste avevano avuto una diagnosi da meno di 5 anni. Significa che anche l'attività chiamata di 'follow-up" è sempre più importante. Senza contare l'importanza delle terapie integrate, ancora poco conosciute e praticate oggi in Italia. Se ne è parlato oggi a Roma nel corso del convegno "Follow up of Early Breast Cancer: Working for a 2023 consensus", che ha l'obiettivo di costruire le condizioni per arrivare ad una conferenza di consenso per aggiornare e rendere più efficace l'attività di follow-up. "Sono proprio queste 250mila donne quelle maggiormente interessate ad un follow up con visite specialistiche e controlli più frequenti - prosegue Stefania Gori, Presidente Aigom (Associazione Italiana Gruppi Oncologici Multidisciplinari) -. È infatti nei primi 5 anni dalla diagnosi che si verifica il maggior numero di riprese di malattia, con entità del rischio differenziato a seconda delle caratteristiche clinico-bio-patologiche". "L'assenza di evidenze recenti della letteratura sulla tipologia di follow up, i progressi diagnostico-terapeutici che indicano oggi con maggior definizione i sottogruppi di carcinoma mammario a maggior rischio di ripresa, e le possibilità terapeutiche efficaci qualora la malattia diventi metastatica - conclude Gori -. rendono necessario 'rivedere' le modalità con cui viene effettuato il follow up del carcinoma mammario in fase precoce".