"Non esiste la ricetta della longevità.
Ma a parte una quota di circa il 30% attribuibile al proprio patrimonio genetico, l'alimentazione, in particolare la dieta mediterranea definita dall'Unesco patrimonio immateriale dell'umanità, e un'attività fisica costante non agonistica hanno un ruolo centrale. Prima si inizia meglio e', ma non e' mai tardi". Parola di Nicola Ferrara, presidente della Sigg (Societa' italiana di Gerontologia e Geriatria). "L'aumento dell'aspettativa di vita e' stato costante a partire dal 1850 nei Paesi occidentali, con una crescita imperiosa nel Ventesimo secolo. Adesso interessa anche altri Paesi (Cina, India e alcuni Paesi dell'Africa). Se qualche decennio fa ci preoccupavamo di aggiungere anni alla vita ora anche di aggiungere vita agli anni " spiega il geriatra, commentando il 'Global Burden of Disease study', i cui risultati pubblicati su 'The Lancet' evidenziano che dal 1990 al 2013 nel mondo l'aspettativa di vita è aumentata in media di 6,2 anni, e di 5,4 anni quella in buona salute.
Prevenzione delle malattie cardiovascolari, diagnosi precoce, farmaci, più attenzione ad alimentazione, qualità delle abitazioni, microclima, sono alcuni fattori chiave che secondo l'esperto hanno portato a un aumento dell'aspettativa di vita, che si e' tradotto anche, per una piccola quota di persone, in un invecchiamento di successo, con performances simili a quelle degli adulti. "Tuttavia l'età e' un fattore di rischio per le malattie -avverte Ferrara-soprattutto per i tumori, che non si riducono e sui quali e' proprio l'età a influire, perché fa aumentare l'esposizione a fattori di rischio, oltre al fatto che oggi siamo piu' bravi a diagnosticarli". L'Italia e' settima, con un' aspettativa di 84,6 anni per le donne e 79,5 per uomini. Nel nostro Paese e' cresciuta di più l'aspettativa di vita che la speranza di vita in buona salute. L'esperto sottolinea "che e' vero che la speranza di vita in buona salute e' cresciuta più lentamente, ma e' una cosa attesa, diversamente sarebbe stato un vero miracolo". Secondo Ferrara, inoltre, dai dati emerge "un gap tra uomini e donne, che vede avvantaggiate queste ultime, che nasce da lontano ma che si sta pian piano riducendo. L'aumento dell'aspettativa di vita senza patologie, ad esempio, e' maggiore tra gli uomini che tra le donne".