Una Politica agricola comune (Pac) meno 'burocratica' e più flessibile e pronta a reagire alle crisi. E' a Budapest che la presidenza ungherese alla guida dell'Ue ha avviato il confronto tra i ventisette ministri dell'agricoltura dell'Ue sul futuro della politica agricola comune post 2027, con l'idea di arrivare a consegnare le conclusioni nelle mani della prossima Commissione europea prima di Natale.
"Siamo tutti d'accordo che la Pac attuale è troppo lenta a reagire e troppo burocratica e questo va cambiato. Ma siamo anche tutti d'accordo che è uno strumento fondamentale", ha riferito il ministro ungherese dell'agricoltura, István Nagy, in conferenza stampa al termine della riunione informale dei ministri dell'agricoltura a Budapest. Un incontro informale aperto l'8 settembre dalla presidenza Ue con una crociera sul Danubio e una cena di apertura nella Casa della Musica in Ungheria e proseguita con la scoperta delle tradizioni equestri ungheresi. La terza e ultima giornata, quella di martedì, si è conclusa con un dibattito di avvio sulla futura politica agricola comune post 2027 che sia "incentrata sugli agricoltori".
Il dibattito in seno al Consiglio Ue "è avviato", ha detto il politico ungherese. I ministri - ha detto il ministro, dettando l'agenda - si incontreranno di nuovo a metà settembre a Bruxelles, mentre le conclusioni vere e proprie arriveranno al Consiglio Ue tra "ottobre o novembre", prima di approdare sul tavolo del prossimo esecutivo comunitario quando si sarà insediata. Concordi, almeno a detta della presidenza di Budapest, sulla necessità di "semplificare" in maniera significativa il sistema di pagamenti della Pac. "Dobbiamo rendere i Piani strategici più semplici e velocizzare le possibilità di emendarli", ha incalzato Nagy, precisando che i ministri erano d'accordo anche sul "mantenere elevato il contributo dell'agricoltura alla transizione verde e dobbiamo incentivare gli agricoltori". Imperativo creare "un equilibrio tra i requisiti che gli agricoltori devono rispettare e la competitività, perché loro non devono essere quelli che soffrono per la lotta contro i cambiamenti climatici, ma devono essere interessati a fornire il loro contributo e dobbiamo supportarli".
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