(ANSA) - PORDENONE, 15 OTT - Se esistano o meno in azienda
le competenze per cogliere i benefici della digitalizzazione,
solo il 32% ha risposto positivamente, mentre la maggior parte
delle aziende ritiene che siano in parte presenti ma
servirebbero maggiori competenze specifiche manageriali e
tecniche), oppure che è necessario un forte percorso di crescita
e formazione.
Secondo il Presidente di Confindustria AA, Michelangelo
Agrusti, il questionario indica che «molta strada è stata fatta
ma ci attende ancora molto lavoro: per stimolare le imprese a
serrare i tempi della trasformazione digitale e per garantire
adeguata competenza tecnica e manageriale a chi, pur in presenza
di effettivi cambiamenti sostanziali, non riesce ancora a
beneficiare di tutti o parte dei vantaggi. Colmare il primo
aspetto è un compito che Confindustria Alto Adriatico, Polo
Tecnologico Alto Adriatico e LEF, sinergicamente, si sono dati».
Per Massimiliano Ciarrocchi, d.g. Confindustria AA, «il
nostro compito è affiancare quel 44% che deve ancora affacciarsi
alla digitalizzazione, perché ne va della loro stessa
esistenza».
Per Marco Olivotto, d.g. di LEF, l'azienda modello del
sistema Confindustria AA, "i dati sono in linea con quelli
nazionali: se prendiamo a riferimento l'European Innovation
Scoreboard Index 2022 - che valuta il livello di innovazione
basata su una serie di fattori (infrastrutture, investimenti in
R&D, innovazione di prodotto e di processo, skills dei
dipendenti, impatti su crescita e sostenibilità ambientale) -
l'Italia, pur essendo la terza economia dell'area euro, si
posiziona al quindicesimo posto per performance. I punti deboli
riguardano gli investimenti in innovazione di prodotto e
processo ancora contenuti e la carenza di personale con skill su
innovazione e digital". (ANSA).
Telecomunicazioni, calano ricavi ma boom investimenti
Rapporto Asstel. Guindani, Recovery fund strumento per soluzioni