(ANSA) - GENOVA, 06 GIU - "Abbiamo avuto la fortuna di
trovare sei anni fa un armatore che voleva investire nell'ibrido
elettrico e abbiamo realizzato il primo yacht ibrido. Da allora
abbiamo continuato a proporlo ai clienti ma hanno tutti
rifiutato per 6 anni. Ora finalmente in tre hanno sposato questa
strada. Nel frattempo non potevamo fermarci e questa volta senza
aspettare il cliente abbiamo realizzato in cantiere il prototipo
di un sistema completamente autonomo a idrogeno che sarebbe
pronto da installare su uno yacht, se domani trovassimo un
cliente con la giusta visione". La nautica rappresenta lo 0,66%
delle emissioni globali, ma da tempo i cantieri sono al lavoro
per ridurre al minimo l'impatto ambientale degli yacht, in
termini di emissioni e materiali, lavorando sui motori e i
combustibili, sui pesi, le forme e sui materiali green
riciclabili e sul rumore. Guido Penco, direttore sviluppo
tecnico di Baglietto, racconta l'obiettivo dello yacht a
idrogeno, al forum del Secolo XIX sulla sostenibilità, ma non è
l'unico filone se pure Barbara Amerio, ceo di Permare group
dice: "L'idrogeno sarà l'obiettivo finale ma per arrivarci
dobbiamo utilizzare quello che c'è a disposizione adesso, quindi
andremo verso l'ibrido che però dovrà essere compensato come
peso a bordo". Proprio la leggerezza è una delle scommesse
vinte dal suo cantiere. "Abbiamo raggiunto risultati record
lavorando sulla leggerezza - spiega Amerio -. Pur con una barca
solida, siamo scesi di 20 tonnellate rispetto a una costruzione
tradizionale, risparmiando e pesando tutto quanto andava a
bordo. Siamo arrivati a tre litri di consumo per miglio
percorso, con una barca che in pratica a nove nodi può fare il
giro dell'Italia. Uno yahct a motore da 98 piedi che consuma
meno di un maxi a vela". E anche il design ha un ruolo negli
yacht green, ha spiegato Silvio Angori, ceo di Pininfarina.
(ANSA).
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