Due dimostranti sono stati arrestati a Gerusalemme dopo gli scontri a seguito della manifestazione per chiedere la liberazione degli ostaggi davanti alla residenza del premier, Benyamin Netanyahu. Lo riferisce Times of Israel.
Dopo che la maggior parte dei dimostranti è stata dispersa, alcune decine di dimostranti hanno marciato verso la residenza privata del premier più avanti lungo la strada, scontrandosi con la polizia dopo aver sfondato le barriere di controllo. I due dimostranti arrestati sono stati portati dalla polizia alla stazione di Moriah.
Decine di manifestanti che marciavano a Gerusalemme verso la residenza del premier israeliano, Benyamin Netanyahu, hanno abbattuto un posto di blocco della polizia che era stato eretto sul posto, mentre sul luogo erano presenti pochi poliziotti. Lo riferisce Ynet. Successivamente, il posto di blocco è stato ricostruito e coloro che avevano superato la zona protetta sono stati allontanati con la forza.
In seguito, gli agenti hanno iniziato a respingere anche altri manifestanti che si avvicinavano al posto di blocco. Michal Deutsch, una delle leader della protesta, che aveva pure abbattuto il posto di blocco, è stata arrestata.
Gli Houthi in Yemen denunciano nuovi raid sull'aeroporto internazionale di Hodeida, nella parte occidentale del Paese, puntando l'indice contro gli Usa. Riferendosi all'"aggressione americana", la tv Al-Massirah ha riferito di "tre attacchi contro l'aeroporto internazionale di Hodeida".
Dopo Gaza, la guerra dello Stato ebraico torna ad allargarsi alla Siria e al Libano con raid aerei a sud di Damasco e soprattutto in Libano, nel sud e nella valle della Bekaa, dove sono state uccise finora almeno tre persone, tra cui una bimba, in diverse ondate di attacchi contro quelli che Israele definisce "obiettivi terroristici" legati a Hezbollah, l'organizzazione ritenuta responsabile dei lanci di razzi contro la Galilea avvenuti sabato mattina.
Dopo la tregua saltata nella Striscia ora rischia quindi di finire malamente anche quella concordata con Hezbollah. Uno sviluppo che ha spinto il ministro degli esteri Antonio Tajani a esprimere la preoccupazione per la situazione nel sud del Libano.
"Tutte le parti - ha detto Tajani - devono rispettare i propri impegni e difendere i progressi raggiunti. Ulteriori escalation rappresenterebbero un grave rischio per la regione. Sosteniamo il ruolo di Unifil e la sicurezza di tutti i militari impegnati in questa importante missione di pace", ha aggiunto in riferimento alla missione Onu di cui fanno parte un migliaio di caschi blu italiani. Le diverse ondate di attacchi di Israele sono stati lanciati dopo che, per la prima volta dopo mesi, dal sud del Libano alcuni razzi sono partiti alla volta della Galilea. Israele afferma di aver intercettato tre dei sei razzi sparati. Hezbollah ha smentito ogni responsabilità e ha accusato Israele di cercare "pretesti per proseguire l'offensiva contro il Libano".
Oltre ai tre uccisi oggi, i raid israeliani hanno ferito una ventina di persone, tra cui minori. E nei giorni scorsi, altre due persone erano state uccise a Yohmor, nel sud del Libano in altri attacchi israeliani. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Israel Katz hanno ordinato all'esercito di "agire con forza" in Libano. "Israele non permetterà alcun danno ai suoi cittadini e alla sua sovranità", ha detto il premier, che ha chiamato in causa il governo libanese, guidato dal premier Nawaf Salam, definendolo "responsabile di tutto ciò che accade sul suo territorio".
Israele, ha aggiunto il premier, "agirà in ogni modo per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani e delle località nel nord del paese". E mentre dalla Striscia di Gaza sono giunte notizie di nuove vittime dei raid israeliani è salita durante la giornata la tensione politica interna a Israele con nuove massicce manifestazioni antigovernative indette dai comitati dei familiari degli ostaggi prigionieri di Hamas. Non solo. L'opposizione ha minacciato la convocazione di uno sciopero generale se il governo non rispetterà la sentenza della Corte suprema che ha congelato il siluramento del capo dello Shin Bet Come se tutto ciò non bastasse, un ulteriore sviluppo regionale si è registrato col lancio di un missile, da parte delle forze yemenite Houthi sostenute dall'Iran, alla volta del Paese della stella di Davide.
Secondo le fonti israeliane, il missile era destinato a colpire lo Stato ebraico ma è caduto in territorio saudita. A Beirut, il presidente libanese Joseph Aoun, considerato vicino agli Stati Uniti, ha condannato fermamente gli attacchi israeliani, dichiarando che "sono in corso sforzi diplomatici" per frenare l'aggressione di Israele. Il ministro degli esteri libanese, dal canto suo, ha ulteriormente ribadito l'importanza di "affrontare la situazione attraverso vie diplomatiche per evitare un'escalation". Sul terreno, l'esercito libanese, incaricato da mesi di dispiegarsi nel sud del Paese prendendo di fatto il posto dei combattenti di Hezbollah, ha affermato di aver smantellato tre rampe artigianali di lancio di razzi, situate a nord del fiume Litani, 30 chilometri dalla Linea Blu di demarcazione con Israele. Salam ha messo in guardia dal rischio di una ripresa delle operazioni militari nel sud e di una nuova guerra con Israele ribadendo il principio secondo cui solo lo Stato deve avere il potere di decidere della guerra e della pace, un messaggio inequivocabilmente diretto a Hezbollah.
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