VIDEO: ECCO COME SARA' - Domenica i cinque IMOCA 60 salperanno da Cape Town per il famigerato terzo lato. Lontani dalle terre, con il fetch infinito, dove l'impetuosità dell'oceano si scontra con le leggende, i cinque team fanno prua su Capo Leeuwin, Capo Horn e l'arrivo di Itajaì
VIDEO: ECCO COME SARA' - Domenica i cinque IMOCA 60 salperanno da Cape Town per il famigerato terzo lato. Lontani dalle terre, con il fetch infinito, dove l'impetuosità dell'oceano si scontra con le leggende, i cinque team fanno prua su Capo Leeuwin, Capo Horn e l'arrivo di Itajaì
Un mese e mezzo fa eravamo ad Alicante, alla partenza del giro del mondo. L'idea di questa terza tappa era nell'aria, si sentiva, ma tutto sommato gli skipper hanno quasi sempre rimandato la questione: "è ancora lontana, mancano due tappe" ci avevano risposto. Ora però non si può più rimandare e l'ombra di queste 12.750 miglia incombe sui cinque team.
Oggi è stata disputata la In-Port race davanti agli occhi di migliaia di spettatori, la seconda di questa edizione, dopo la prima importante In-Port disputata ad Alicante.
Team Holcim-PRB è, come si suol dire, "on fire", tagliando il traguardo in prima posizione anche per questa seconda prova inshore nelle acque sudafricane della Table Ba e quello fornito oggi è stato un vero spettacolo, ma il tempo stringe e la sfida che tutti stavano aspettando è arrivata a bussare alle porte.
THE BIG ONE E' STORICA, MAI COSì LUNGA IN UN GIRO DEL MONDO A TAPPE - 12.750 miglia, quaranta giorni spesi in oceano, tre leggendari capi da doppiare e tutte quelle leggende che stanno su quella linea che divide i quaranta ruggenti dai cinquanta ululanti.
Il primo punto storico che i team si troveranno ad affrontare è il Capo di Buona Speranza, il "capo delle tempeste". Non è il capo più a Sud del continente africano, quel destino spetta a Capo Agulhas, dove le acque dell'Atlantico si scontrano con le acque dell'Indiano, ma a Buona Speranza si perde la storia dell'Olandese Volante, che aveva giurato di navigare in eterno qualora non fosse riuscito a doppiare questo punto così estremo, a sud di Cape Town. E così fu, l'Olandese Volante fu costretto a navigare per sempre, poichè affondò prima di raggiungerlo.
Da Cape Town verso sud, dove i team affronteranno miglia e miglia di freddo, di vento e onde che non incontrano ostacoli, dove il colore del mare si fonde con il cielo e dove è l'oceano a farla da padrone, con il suo fischiare, le sue onde bianche e le sue insidie. Non ci sono coste che fermino il vento che soffia costantemente da ovest verso est, le tempeste figlie dello scontro tra l'aria fredda dell'Antartide e l'aria calda degli oceani entrano e non c'è niente sul loro cammino che ne intralci il passaggio e il gioco è quello di andarle a cercare, trovare il lato favorevole e farsi spingere dai venti ancora più lontano, verso il point Nemo.
QUANTO E' LONTANO POINT NEMO? - In letteratura il Punto Nemo è sempre stato un "terreno " terreno fertile per i racconti leggendari. Jules Verne, H.P. Lovecraft, che proprio in quelle acque collocò la più terribile delle sue creazioni, Chtulhu. Dagli studi oceanografici, nel 1997, è stato registrato un rumore mai registrato prima, riconducibile al crollo di un iceberg o alla narrativa di Lovecraft.
Dalla storia viene chiamato "il cimitero di astronavi" perché pare che il programma spaziale russo scaricasse lì le carcasse delle navicelle aerospaziali e sembra che i resti della stazione spaziale "Mir" siano affondati nelle profondità di quegli abissi. In geografia il Punto Nemo è il punto più lontano da ogni terra emersa, è lontano dall'Antartide, dalla Nuova Zelanda, a miglia e miglia da Capo Horn.
Passato questo punto, il più lontano da ogni terra emersa, si farà rotta su Capo Horn, una volta svoltato a sinistra, si prenderà per le terre calde del Brasile, fino a Itajaì. In marineria a dire il vero, ci si passa sempre a dovuta distanza e nell'ultima edizione della Volvo Ocean Race i velisti ci sono passati a 500 km di distanza. Fate conto che gli esseri umani che più ci si avvicinano sono gli astronauti, che quando sorvolano il Punto Nemo, si trovano a 400 km.
In tutto questo, i team dovranno stare attenti alla linea dei ghiacci, al di sotto della quale non è possibile navigare e che rappresenta un fattore rischio concreto nella traversata. Spinti, alla ricerca della tempesta perfetta, ci si avvicina pericolosamente alla zona degli iceberg, di questi la maggiorparte è invisibile.
Infine, nelle fauci di Capo Horn, che svolge la funzione di Minosse giudice infernale, la coda finale degli Oceani del Sud. In questo punto le correnti del Pacifico si scontrano con quelle dell'Atlantico, il fondale dello Stretto di Drake passa da 4000 metri a poche centinaia, creando onde altissime. I venti, spesso, soffiano impetuosi da ovest e il passaggio è reso davvero difficile e la temperatura media si aggira intorno ai cinque gradi, motivo per il quale è impossibile transitare in queste zone durante la stagione invernale. D'altronde, c'è un motivo se viene anche chiamato "l'inferno dei marinai" e se i naviganti che transitavano in quelle zone sulle navi mercantili, una volta tornati, si tatuavano un veliero intatto sul petto. Certo, se la regata non lo impedisse, si potrebbe considerare di attraversare lo stretto di Magellano, poco più a nord, con tutti i rischi del caso, con tutte le sue migliaia di isole disseminate nella zona. Il nome "Oceano Pacifico" viene proprio da queste zone, perchè dopo una navigazione difficile, ai marinai pareva di essere tornati in acque solubili e piacevoli.
Poi, la svolta nell'Atlantico, che racchiude le sue insidie e i suoi segreti, fino ad arrivare al caldo finale, destinazione finale di questa tappa.
SIMON FISCHER (UNO CHE SE NE INTENDE) LA DESCRIVE COSì, CON LA CARTA NAUTICA DAVANTI
STRATEGIA CERCASI - Un lato unico nel suo genere dove non sono previsti scali nelle regioni australi del pianeta e il grande quesito e la grande incognita su come bilanciare performance e i limiti di queste barche, una tappa che vale il doppio dei punti, dei quali metà verranno assegnati quando le barche passeranno a Sud della Nuova Zelanda.
A terra ci poniamo un sacco di dubbi, se queste barche ce la possano fare, quali sono i limiti e che cosa debbano fare gli equipaggi nel caso qualcosa si dovesse rompere in mezzo ai Mari del Sud, ma non è forse questa la vera storia e la grande sfida proposta da tutti i giri del mondo?
Forse ci poniamo tutte queste domande non solo per la reale pericolosità che caratterizza l'avventurarsi a Sud del mondo, ma anche perché è qualcosa che non conosciamo, qualcosa che non sappiamo, miglia e miglia di mare quasi del tutto inesplorate.
Per alcuni velisti oceanici, tuttavia, è come un rituale. Paul Meilhat, per esempio, ha già navigato in questo lato del mondo durante la Vendée Globe e dice: "di solito non ci fermiamo a Cape Town o in Brasile, sarà come fare un breve lato della Vendée Globe."
Inoltre, la terza tappa segna un momento difficile, estenuante e adrenalinico della regata, ma non ne rappresenta la fine e l'idea generale è quella che le barche devono arrivare in Brasile, perchè dal Brasile in poi ci sarà da regatare la restante metà della regata, includendo gli ultimi due lati, al cardiopalma, in Europa e che porteranno al Grand Finale a Genova.
Quindi, cosa possiamo dire. I Mari del Sud sono dove natura, impetuosità, leggende ed epica si incontrano. Sono quel punto dove i marinai vengono consacrati e dove le storie e i naviganti si perdono. Team Holcim PRB è lo sfidante da battere e che in un certo senso, dopo due tappe vinte consecutivamente, sta settando il livello della regata, ma in quaranta giorni di navigazione tutto è possibile e alle spalle di Kevin Escoffier e del suo team ci sono quattro altre barche pronte a prendere il largo questa domenica.
ECCO CHI SARA' A BORDO: LE CREW LIST PER LEG 3
11th Hour Racing Team (USA): Charlie Enright (USA) Simon Fisher (GBR) Jack Bouttell (AUS / GBR) Justine Mettraux (SUI) Amory Ross (USA)
Biotherm (FRA): Paul Meilhat (FRA) Anthony Marchand (FRA) Sam Davies (GBR) Damien Seguin (FRA) Ronan Gladu (FRA)
Team Holcim - PRB (SUI): Kevin Escoffier (FRA) Sam Goodchild (GBR) Tom Laperche (FRA) Abby Ehler (GBR) Julien Champolion (FRA)
Guyot environnement - Team Europe (FRA/GER): Benjamin Dutreux (FRA) Sébastien Simon (FRA) Robert Stanjek (GER) Annie Lush (GBR) Charles Drapeau (FRA)
Team Malizia (GER): Boris Herrmann (GER) Will Harris (GBR) Rosalin Kuiper (NED) Nicolas Lunven (FRA) Antoine Auriol (FRA)
Noi vi terremo aggiornati con degli sviluppi giornalieri dal "campo" di regata! Torna infatti THE OCEAN ROOM, la stanza delle breaking news con il tracking ufficiale di The Ocean Race per Saily.it.
SEGUI LA REGATA INTORNO AL MONDO CON L'UNICA WEBSERIE OCEANICA: SOLO SU SAILY TV!