La questione "della separazione
delle carriere è certo progetto divisivo che vede contrapporsi
una opposta idea delle funzioni e ruolo del Pm. E' innegabile
che le ragioni a sostegno dell'intervento di riforma, al netto
di polemiche strumentali e preconcette, è sorretta da argomenti
certamente seri che pongono in risalto profili dell'attuale
assetto ordinamentale, che sono ritenuti poco in sintonia con il
modello processuale di tipo accusatorio e con il ruolo del Pm
nel processo, che necessiterebbe di vedere rafforzato il ruolo
di garanzia e autonomia del giudice, che si teme condizionato
dalla posizione di colleganza con il Pm che del processo è
parte. Si sostiene in pratica che vi è un nesso che corre tra
ogni modello processuale e l'ordinamento all'interno del quale
quel modello si inserisce e che il modello accusatorio non si
coniuga con l'attuale assetto ordinamentale. Lo stato attuale
determinerebbe un condizionamento ed appiattimento favorito, si
sostiene, dalla colleganza che l'esperienza, specie per la fase
delle indagini preliminari, dimostrerebbe".
Alla luce del pensionamento del presidente della Corte di
Appello, Fabrizia Francabandera, che ha concluso il suo mandato
di otto anno, è il presidente vicario Aldo Manfredi, a
presentare, oggi all'Aquila, la relazione sull'Amministrazione
della giustizia nel distretto dell'Abruzzo.
Nel suo intervento, l'alto magistrato, anche lui vicino al
pensionamento, ha affrontato, mostrando perplessità in un
discorso però equilibrato, della riforma della giustizia con il
tema, caldo, in particolare della separazione delle carriere.
Secondo Manfredi, si tratta di "argomenti, non ho remore a
dirlo, certamente seri ed in parte condivisibili, non apparendo
certo corretto addebitare a chi sostiene la ragioni di tale
modifica ordinamentale (compresi autorevoli giuristi)
l'obiettivo di sottomettere il Pm al controllo dell'esecutivo,
forse auspicato da taluno, ma non certo dalla gran parte dei
giuristi che sostengono con forza la riforma", anche se, ha
sottolineato ancora, "invero, al di là di possibili
retropensieri, se ci si confronta senza slogan preconcetti, con
il dato normativo del DL Costituzionale, non può non rilevarsi
che di tale paventato rischio non vi è traccia, allo stato,
anche se, come vedremo, grosso è il rischio che quello sia
l'approdo finale della riforma". Manfredi, tra le altre cose, ha
considerato negativo l'abrogazione dell'abuso d'ufficio.
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