"La situazione a Goma è
precipitata a causa dell'arrivo del gruppo dei ribelli M23, e io
ho fatto appena in tempo a tornare in Italia".
A parlare è Francesco Barone, docente dell'Università
dell'Aquila e presidente di Help Senza Confini Onlus al rientro
dal Congo dove ha portato avanti la sua 62ma missione
nell'Africa subsahariana.
Una missione dove, oltre a portare avanti azioni umanitarie
di solidarietà all'interno della comunità del Nord Kivu, è
riuscito a incontrare personalmente il sindaco di Goma, Faustin
Kapend Kamand, raccogliendo il suo appello al cessate il fuoco
nel tentativo di fermare una serie di conflitti che stanno
condizionando milioni di persone, vittime di violenze e
saccheggi.
"L'appello del primo cittadino - sottolinea Barone originario
di Bussi (Pescara) - ha avuto eco internazionale. Tuttavia, la
situazione è progressivamente peggiorata. I ribelli hanno
occupato Minova, Masisi e Sake e scontri sono arrivati fino a
300 metri dalle scuole che abbiamo allestito. In queste
condizioni, se ti accerchiano non hai scampo, perché da una
parte c'è il lago Kivu, dall'altro c'è la frontiera col Ruanda.
Peraltro, al momento, l'aeroporto di Goma è chiuso, se la mia
partenza fosse stata programmata qualche giorno più tardi non
avrei avuto modo di rientrare. Negli ultimi giorni era tutto un
volare di aerei ed elicotteri da guerra".
La situazione resta delicata, in molte aree manca l'energia
elettrica e c'è difficoltà nella comunicazione internet.
"Facciamo fatica a comunicare con Benvenuto - riprende Barone -
il nostro uomo di riferimento a Goma. Sono preoccupato, anche
perché tante persone hanno accolto l'arrivo degli uomini
dell'M23 quasi come liberatori, magari anche solo nel tentativo
di ingraziarseli".
Il rischio, secondo il professor Barone, è che la situazione
degeneri in una guerra regionale "dove entrano in ballo anche
l'Uganda e il Burundi".
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