Per garantire l'universalità di
accesso ai servizi sociali essenziali e tutelare la dignità di
lavoratori e lavoratrici impegnati nel settore occorre una regia
pubblica forte e capace di attivare processi di co-progettazione
e co-programmazione con il privato attivo nel settore del
sociale. E' quanto è emerso nell'ambito del Festival dello
Sviluppo Sostenibile
con l'appuntamento "Il pubblico che serve: come assicurare
equità di accesso e dignità del lavoro" organizzato
dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) in
collaborazione con il Forum Disuguaglianze e Diversità
(ForumDD).
"Per affrontare l'aumento dei divari sociali e territoriali
occorre dare attuazione a politiche sociali funzionali al
perseguimento di uno sviluppo sostenibile, nell'ambito di una
programmazione di ampio respiro accompagnata da investimenti
adeguati - afferma Pierluigi Stefanini, presidente dell'ASviS. -
L'accessibilità e l'inclusività dei servizi sociali si realizza
coniugando lo sviluppo locale con la coesione territoriale,
coinvolgendo le persone e le comunità, ed evitando la
frammentazione verso cui tende la riforma per l'autonomia
differenziata, che rischia di aumentare le disuguaglianze
economiche e sociali e limitare le opportunità di generare uno
sviluppo sostenibile nei territori più fragili, in particolare
il Sud Italia".
"Serve un pubblico che sia così competente e lungimirante da
affiancare il proprio ruolo di coordinamento e governo dei
processi e degli interventi riconoscendo gli altri soggetti non
come meri "attuatori" di politiche ma come "attori" delle
stesse", ha dichiarato Andrea Morniroli, co-coordinatore del
Forum Disuguaglianze e Diversità.
Secondo gli indicatori compositi costruiti dall'ASviS i dati
sulla spesa pubblica in sanità rispetto al PIL mostrano un trend
di decrescita.
Rispetto alla povertà educativa, per il periodo 2023-2026 si
stima una crescita dello 0,2% dell'indicatore di uscita precoce
dal sistema di istruzione e formazione rispetto agli anni
precedenti. Nel 2023, in Italia 5,7 milioni di persone erano in
condizioni di povertà assoluta (il 9,8% della popolazione
residente, in crescita di 0,1 punti percentuali rispetto
all'anno precedente e di 0,8 punti rispetto al 2021) per un
totale di 2 milioni e 235mila famiglie. Lavoro povero e
precarietà lavorativa rappresentano un fattore rilevante
nell'aumento delle disuguaglianze: secondo i dati Eurostat, nel
2022 la quota di persone regolarmente occupate a rischio povertà
è pari all'11,5%, contro una media europea dell'8,5%.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA