"Sicuramente c'è un rapporto tra
l'energia e la politica, le istituzioni. È chiaro, e l'abbiamo
visto in Europa, no? Ci sono state delle scelte politiche che
hanno condizionato negli ultimi 5-10 anni delle scelte
sull'energia ben precise. Poi ci sono, purtroppo l'abbiamo
visto, le guerre, Russia, Ucraina, Medio Oriente, che ovviamente
impattano. Quindi l'energia, come qualsiasi altra attività,
anche le infrastrutture, viene decisa e poi impattata dalle
scelte e dagli eventi". Lo ha detto, a margine di un incontro
del Qn a Ravenna, l'amministratore delegato di Eni, Claudio
Descalzi.
In Europa, ha osservato, la guida delle istituzioni
comunitarie è da anni "più o meno è la stessa, nel senso che ci
sono gli stessi partiti, ma ci sono anche le stesse persone, la
stessa presidente della Commissione. Quindi è chiaro che diventa
difficile, avendo portato avanti con grande determinazione un
certo tipo di politica, poter fare un'inversione a U. Dobbiamo
riuscire, io spero, che la Commissione riesca a dare una
pluralità, una capacità di integrare diverse forme di energia,
tutte con l'obiettivo di ridurre le emissioni, sì, ma che
possano lavorare insieme".
A giudizio del numero uno dell'Eni, "stiamo ancora aspettando
e stiamo ancora discutendo sui biocarburanti in purezza, da oli
vegetali, che potrebbero dare una continuità. Su questo non sono
ancora stati accettati. Come dicevo, la cattura della CO2, che
adesso è stata accettata e ci sono stati diversi anni, ma fino a
un anno fa era criminalizzata. Quindi - ha concluso Descalzi -
ci sono delle posizioni che devono essere cambiate. Se vengono
cambiate, poi devono essere implementate anche le regole per poi
partire e fare iniziare tutta la parte di sviluppo industriale".
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