Circa il 10-20% dell'attuale
biodiversità sarebbero incapaci di adattarsi a un clima
surriscaldato e quindi a rischio estinzione. Lo afferma un
gruppo di ben mille geologi che è allo studio delle cosiddette
alghe coccolitoforidi, piccole alghe molto presenti negli oceani
e risalenti al Mesozoico (l'Era dei Dinosauri).
La geologa e paleontologa Elisabetta Erba, docente
all'Università di Milano, spiega come lo studio di questo
periodo che spazia dai 240 ai 66 milioni di anni fa possa
aiutare a comprendere l'evoluzione dei cambiamenti climatici di
oggi. "La preoccupazione maggiore - sottolinea Erba - riguarda
la velocità di adattamento del Sistema Terra in tempi
brevissimi, cioè ordini di grandezza più rapidi rispetto a
quelli verificatisi (con successo) in natura nel passato
lontano. Questa differenza potrebbe risultare fatale per molti
ecosistemi". Da qui la paura che il progressivo surriscaldamento
del clima possa risultare fatale per il 10-20% dell'attuale
biodiversità.
"Attualmente, la temperatura media globale è aumentata di
1-1,5°C rispetto ai tempi preindustriali, la concentrazione di
CO2 atmosferica è salita da 280 parti per milione (ppm) a circa
420 ppm. Le proiezioni future indicano che, se continuiamo ad
introdurre CO2 nell'atmosfera al ritmo degli ultimi 50 anni,
potremo assistere a un ulteriore innalzamento delle temperature,
con un aumento previsto fino a + 5°C entro la fine di questo
secolo - ha concluso Erba - e la concentrazione di CO2
atmosferica potrebbe raddoppiare".
Lo studio coinvolge ben mille geologi per un totale di 1200
temi di ricerca e di 53 sessioni di lavoro. Il tutto si
concluderà a Bari, nella sede del Congresso Nazionale della
Società Geologica Italiana e della Società Italiana di
Mineralogia e Petrologia, dove a settembre verranno pubblicati i
risultati.
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