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ANSAcom - In collaborazione con Fiera Milano - Business International
"Se pensiamo alle macchine del passato, allora dobbiamo immaginare uno scenario in cui il dispositivo, il robot, è separato dalle persone. Questo perché quei tipo di macchinari non aveva a disposizione le sensoristiche avanzate di cui invece dispongono oggi, grazie all'avanzamento della scienza di base, ad esempio nella comprensione dei nostri sensi dei sensi umani". Lo ha detto all'ANSA Calogero Oddo, professore associato di Bioingegneria e coordinatore del Neuro-Robotic Touch Lab, Istituto di Biorobotica Scuola Sant'Anna, a margine del Business Leaders Summit a Milano.
"Traslando questa conoscenza di base nello sviluppo di nuove tecnologie - ha proseguito -, le macchine oggi possono agire ed interagire con l'ambiente, con le persone e con altre macchine. Ecco allora in questo modo le macchine non si propongono più come possibili sostitute delle persone, ma come compagne, compagne che possono aiutarci, ad esempio, a ridurre gli infortuni sul luogo di lavoro, a prevenire le malattie occupazionali, ad esempio lo stress muscolo scheletrico e altro. Così come macchine che nel caso di infortuni come le macchine protesiche, possono consentire di recuperare almeno in parte funzioni sensori motorie perse quando ad esempio c'è stato un infortunio sul luogo di lavoro".
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