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Welfare Italia, necessari 176 miliardi al 2030 e più prevenzione

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Welfare Italia, necessari 176 miliardi al 2030 e più prevenzione

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In collaborazione con Gruppo UNIPOL

Unipol-Thea, più gap tra le Regioni. Mattarella: 'inaccettabile'

Roma, 01 novembre 2024, 10:24

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Il Presidente del Gruppo Unipol Carlo Cimbri - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Presidente del Gruppo Unipol Carlo Cimbri - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Presidente del Gruppo Unipol Carlo Cimbri - RIPRODUZIONE RISERVATA

ANSAcom - In collaborazione con Gruppo UNIPOL

Il sistema del welfare italiano è in affanno. Le esigenze di una popolazione che invecchia e i vincoli di bilancio rendono necessario trovare 176 miliardi entro il 2030 per garantirne la sostenibilità, secondo il rapporto del think tank 'Welfare, Italia' promosso dal Gruppo Unipol in collaborazione con The European House Ambrosetti. Intanto i divari nel Paese si allargano e cresce la distanza tra le pubbliche amministrazioni più virtuose, come quelle di Trento, e quelle più in difficoltà come la Regione Calabria per la spesa e l'efficacia delle misure per le politiche sociali, la sanità, la previdenza e la formazione. Una situazione inaccettabile per il presidente della Repubblica. "Viviamo trasformazioni profonde - ha dichiarato Sergio Mattarella in un messaggio - che incidono sulle strutture e sulla stessa sostenibilità del sistema di Welfare. Non possiamo consentire che tornino divari territoriali, generazionali e sociali, così in campo sanitario, così nelle altre dinamiche di integrazione sociale". 'Welfare, Italia' indica la prevenzione come "leva fondamentale" per rispondere a queste sfide. Secondo il rapporto ogni euro che investito in prevenzione genera un ritorno di 14 euro sulla filiera socio-assistenziale. Tuttavia, solo l’8% della spesa sanitaria pubblica è destinata alla prevenzione. Un ruolo crescente, secondo il rapporto, potrebbe essere giocato da fondi sanitari e compagnie di assicurazione. Per l'amministratore delegato di UnipolSai, Matteo Laterza, "se la quota di spesa sanitaria a carico delle famiglie si riducesse di 10 punti percentuali e aumentasse della stessa entità quella intermediaria dai fondi sanitari e compagnie di assicurazione il risultato sarebbe una riduzione complessiva della spesa sanitaria pari a circa 7 miliardi di euro l’anno". Su questo tema hanno aperto diversi rappresentanti del governo a partire dal ministro della Salute, Orazio Schillaci che ha invitato a "non guardare in modo ideologico ai fondi sanitari integrativi" spiegando di guardarvi, invece, con interesse. "Questo non significa che vogliamo privatizzare il Servizio sanitario nazionale", ha precisato. Anche il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha auspicato più collaborazione tra pubblico e privato per un welfare "inclusivo e sostenibile". E il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon si è impegnato a lavorare sulla previdenza complementare, a partire dall'introduzione del silenzio assenso del lavoratore. Il think tank ha indicato tre priorità d'azione per far fronte a quello che il Ceo di Teha, Valerio De Molli, ha definito un "allarme rosso" per il welfare. La prima è una normativa per la Long Term Care - collegata ai Fondi pensione – con una polizza di base obbligatoria, agevolazioni più ampie e incentivi per le imprese. La seconda è un piano strategico sulla formazione delle competenze del welfare, visto che è stimato un fabbisogno tra 250 mila e 440 mila nuovi infermieri, medici e docenti da formare. La terza è un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare come obiettivo di digitalizzazione del Paese. Il presidente del Gruppo Unipol, Carlo Cimbri, ha sottolineato l'importanza della formazione: "è un tema - ha detto - abbandonato nel dibattito pubblico degli ultimi 20 anni che deve tornare ad essere centrale" puntando ad avere il massimo della qualità, dalle scuole primarie alle università, e riqualificando il ruolo dell'insegnante.

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