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ANSAcom - In collaborazione con Intesa Sanpaolo
La Lombardia, con 163,6 miliardi nel 2023, è la prima regione italiana per export con un peso sul totale Italia del 26,5% e un elevato contributo viene dalle province della Lombardia Sud, con quasi 45 miliardi esportati lo scorso anno. E' quanto rileva un'analisi della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo elaborata in occasione della tappa bresciana del programma 'Imprese Vincenti'. Nel complesso le esportazioni della Lombardia Sud tra il 2016 e il 2023 sono aumentate del 47%. Alla buona dinamica dell’economia italiana ha contribuito anche la forte ripresa degli investimenti che tra il 2016 e il 2023 hanno registrato un aumento pari al 35,7% a prezzi costanti in Italia (+31% per la Lombardia). Decisamente meglio rispetto ai principali competitor: la Francia è cresciuta del 19,2%, la Spagna del 14,3%, mentre la Germania si è fermata al +4,5%. I primi settori per vendite all’estero nella Lombardia Sud sono metallurgia, meccanica, agro alimentare, chimica, elettronica, elettrotecnica e prodotti in metallo, tutti in forte crescita negli ultimi anni. Lo studio realizzato sulle performance di 20.144 imprese manifatturiere lombarde evidenzia chiaramente quali sono i vantaggi degli investimenti sulle leve immateriali. Le imprese con brevetti, certificazioni di qualità e certificazioni ambientali hanno mostrato una crescita del fatturato, tra il 2019 e il 2022, superiore rispetto a quelle che non si sono attivate su questi fronti. Tra le imprese manifatturiere del territorio lombardo a più elevata marginalità unitaria la quota di aziende che utilizza impianti di autoproduzione di energia è più alta e pari al 16,3%; contro l’11,6% nel resto del tessuto produttivo. La ricerca sottolinea come le sfide tecnologica e green possono essere affrontate solo con capitale umano qualificato e che va risolto il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, con il 48% delle posizioni ricercate che risulta di difficile reperimento a maggio 2024 in Lombardia. Questo nonostante la Lombardia sia tra le regioni italiane che riescono a trattenere maggiormente i laureati: secondo i dati del Consorzio Almalaurea, a 5 anni dal conseguimento del titolo, l’84% dei rispondenti lavora sul territorio in cui si è laureato, contro il 71% della media italiana.
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