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ANSAcom - In collaborazione con Intesa Sanpaolo
Dopo il rallentamento dell'economia
osservato tra il 2023 e il 2024, il prossimo anno l'analisi
economica si aspetta una ripresa dell'economia italiana, che
potrà contare sul contributo dei consumi e degli investimenti.
E' quanto emerge dall'analisi del contesto economico a cura del
Research Department Intesa Sanpaolo, in occasione del premio che
viene conferito oggi alle pmi di Campania, Calabria e Sicilia,
secondo cui in questa direzione spingono il rientro
dell'inflazione, la riduzione dei tassi di interesse e la
realizzazione degli investimenti del PNRR. L'80% della spesa
effettiva del PNRR si concentrerà nel triennio 2024-2026, con
potenziali ricadute molto positive sul rilancio delle
infrastrutture e sulle transizioni digitale e green e, in ultima
analisi, sull'aumento del tasso di crescita potenziale del PIL.
Dal canto loro, le imprese manifatturiere hanno le risorse per
continuare a investire in tecnologia e in transizione green.
Negli ultimi anni si è rafforzata la struttura patrimoniale: tra
le imprese manifatturiere dei territori della Direzione
Regionale il patrimonio netto in percentuale del passivo si
colloca al 28% in Campania e al 26% circa in Sicilia e Calabria,
valori più elevati rispetto a quelli osservati a inizio anni
duemila, anche se inferiori alla media italiana. Inoltre, nel
post-pandemia le disponibilità liquide in percentuale
dell'attivo, cuscinetto contro i rischi e risorse per investire,
sono aumentate notevolmente: in Campania si attestano all'8,4%,
in Calabria e in Sicilia al 7% circa. In un contesto complesso
come quello attuale, caratterizzato da elevate pressioni
competitive le sfide da vincere sono molteplici e riguardano
l'innovazione e la tecnologia così come la sostenibilità
ambientale e quella sociale. Secondo i dati dell'ultimo
censimento permanente Istat, in Italia le imprese con almeno 3
addetti con attività di innovazione, e che hanno utilizzato
software specifici nel biennio 2021-2022 sono poco più di un
terzo, rispettivamente 37,6% e 34,1% (con percentuali inferiori
alla media italiana per le regioni del Mezzogiorno: 34,8% e
29,6%), segnalando come il tessuto produttivo abbia ancora
opportunità da cogliere sul fronte tecnologico. Sono ampi i
margini di miglioramento anche per quanto riguarda la tematica
ambientale: basti pensare che nel biennio 2021-2022 solo il 5,7%
delle imprese italiane con almeno 3 addetti ha utilizzato fonti
energetiche rinnovabili (FER; questa percentuale è pari al 6,1%
nel Mezzogiorno). Le sfide tecnologica e green che le imprese
hanno di fronte possono essere affrontate solo con capitale
umano qualificato: va pertanto risolto il mismatch tra domanda e
offerta di lavoro. Ad agosto la quota di posizioni ricercate di
difficile reperimento era superiore al 40% nelle tre regioni; al
contempo, ancora molti giovani conoscono poco le opportunità
lavorative offerte dalle eccellenze imprenditoriali del
territorio ed emigrano all'estero o in altri territori in cerca
di lavori remunerativi e carriera. Secondo i dati del Consorzio
Almalaurea, a 5 anni dal conseguimento del titolo, il 36,6%. dei
laureati in Campania lavora all'estero o al Centro-Nord, in
Sicilia sono il 37,9% e in Calabria il 45,8%.
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