Un boicottaggio massiccio che spiega solo in parte il bassissimo tasso di partecipazione dell'11,4% di quella tornata, segnale soprattutto di profonda disaffezione alla politica dei tunisini. Il 24 dicembre i cittadini sono chiamati ad eleggere i consigli locali, che sono la base di quello che poi sarà il Consiglio nazionale delle Regioni e dei Distretti, ovvero la seconda camera del Paese. La Tunisia comprende 24 governatorati che sono divisi a loro volta in 279 delegazioni. Queste delegazioni a loro volta sono divise in 2085 imadas, termine tradizionalmente tradotto con "settore", ora distretto.
Per eleggere i membri del Consiglio nazionale delle Regioni e dei Distretti (5) il processo comincerà a livello locale il 24 dicembre con una prima elezione che permetterà a ogni imada di eleggere i propri rappresentanti in un consiglio locale stabilito a livello di ciascuna delegazione. In seguito, l'insieme dei consigli locali eleggerà dei consigli regionali che saranno rappresentativi di ogni governatorato. Alla fine lo scrutinio nazionale permetterà di eleggere i membri del Consiglio nazionale delle regioni e dei distretti, con 77 membri, di cui 5 dai distretti. Si tratta di un processo dal basso, per ottenere una rappresentatività ottimale e assicurare una perfetta interconnessione con il territorio. Ciò ha comportato anche una nuova suddivisione amministrativa in 5 distretti. Questa ricerca di capillarità è la grande novità ricercata dal governo che cerca cosi di iniettare i bisogni locali nel dibattito parlamentare. Se infatti la prima camera ha una funzione legislativa, la seconda delibera sui progetti di sviluppo e i progetti locali.
A suo modo questo tipo di impianto ambisce a realizzare uno degli obiettivi sociali della rivoluzione tunisina. In effetti molte regioni restarono marginalizzate nel vecchio regime e la sfida odierna è di riavvicinare le periferie al centro. Molto complesso nel suo insieme, e nel suo funzionamento, questo dispositivo, con una votazione in due turni, si basa su un sistema di deleghe, di presidenze a turno, ma anche sulla possibilità di ritiro dei mandati. E ovviamente sull'impegno dei candidati a presentare programmi sulla base dei quali potranno essere eletti e che dovranno concretizzare. Gli intenti del legislatore sono nobili ma la realtà è molto più problematica, perché la comunicazione non è chiara, non esiste al momento un dibattito politico o in società a proposito delle questioni e dei modi che cambieranno il modo di governance locale. L'assenza di scambi, di contatti, di informazione, di approccio di prossimità con le elite, l'opinione pubblica e gli elettori, rischia ancora una volta di compromettere un importante appuntamento elettorale. Importante perché è la prima tappa di installazione della seconda camera legislativa, pilastro del nuovo progetto politico che con la Camera dei deputati avrà come come compito l'esame di tutte le leggi legate al budget di stato e allo sviluppo economico e sociale delle regioni. Altri fattori potranno altresi compromettere le elezioni di dicembre.
(ANSAmed).
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