(ANSAmed) - SALINA, 13 SET - "Questo Festival compie 18 anni ed è un festival un po' Don chisciottesco perché è stato ideato e fondato in un'isola, Salina, ma con il motto isolani sì isolati no. Infatti questo festival dialoga con il contesto Mediterraneo. Noi abbiamo deciso proprio non a caso di fare questo Festival del documentario che quindi si pone dei temi importanti, politici, cruciali. Salina è la Sicilia. È in qualche modo una finestra aperta sul Mediterraneo, è una finestra che unisce in qualche modo le sponde del Mediterraneo". Lo racconta Giovanna Taviani, fondatrice e direttrice artistica del SalinaDocFest, un festival unico, dedicato al documentario narrativo, che da sempre tocca, con gli occhi dei cineasti, i temi che contano, dalle migrazioni, alle discriminazioni di genere, all'infanzia e le sue difficoltà.
"Era una sfida portare qui il cinema del reale, perché non dimentichiamo che Salina è anche la sede della Panaria film. La prima casa di produzione del documentario subacqueo con dei corti meravigliosi che nel '47 vinsero tutti i premi a Venezia - sottolinea Taviani -. Quest' anno il festival arriva alla diciottesima edizione con un tema che mi sta molto a cuore e che è Libertà - Come essere liberi e che nasce in qualche modo dall'osservazione di quello che ci circonda. Come fa il cinema del reale e come ho sempre fatto io in questo festival. Dove c'è comunque il Mediterraneo, questo Mediterraneo che è il mare meraviglioso dove grandi registi della storia del cinema hanno raccontato scene meravigliose, come noi che ci buttiamo dalle Sabbie Bianche di Kaos, tra loro c'ero io, piccolina. Ma è anche il mare che è diventato il cimitero dei migranti, tema fondamentale da quando siamo nati che accompagna il festival".
"Quando siamo nati e cioè nel 2007 - dice Taviani - e parlavi di film documentario e la gente ti rispondeva, National Geographic? Che con tutto il rispetto è un'altra cosa. Abbiamo sempre puntato l'accento sullo sguardo documentarista che è inevitabilmente uno sguardo diverso da chi fa reportage. Abbiamo fatto un'edizione su Lampedusa tra cinema, documentario e racconto televisivo reportage, ad esempio. Noi parliamo di film documentari d'autore, documentari narrativi, cioè noi raccontiamo delle storie dopo ma documentando la realtà e spesso in queste storie ci mettiamo in prima persona. Cioè ci sporchiamo le mani contro l'imparzialità del punto di vista. Ecco noi ci assumiamo la responsabilità della parzialità del punto di vista".
Con il SalinaDocFest, l'isola delle Eolie dove Paolo e Vittorio Taviani hanno scritto molti dei loro film più celebri, torna ancora una volta - e lo fa da 18 anni - a essere luogo di cinema, di impegno civile, di arte che parla al reale. Un evento unico, ormai consolidato, che affronta la realtà da un'isola. Ma non isolata.(ANSAmed).
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