(di Olga Piscitelli)
(ANSAmed) - ROMA, 02 OTT - Ha sfilato a Milano nel segno del
dialogo tra le culture. La stilista italo-marocchina Hnia
Harrati è stata protagonista della recente Fashion Week con un
défilé al Castello Sforzesco che ha messo in mostra le sue
qualità di stilista e che è stato anche l'occasione per parlare
"di inclusione, di donne e di libertà"."Sono arrivata in Italia
che ero bambina, quando mia madre che all'epoca aveva 39 anni
decise di allontanarsi da mio padre e dal Marocco". La madre
trova lavoro come operaia alla Zegna e da quel momento Hnia
cresce tra i filati di lusso del biellese con il sogno di
diventare stilista. Gli studi, il matrimonio, i figli. Solo due
anni fa Hnia riapre il cassetto dei sogni, convinta che la moda
sia in grado di lanciare "segnali sociali e messaggi inclusivi
potenti". Così sulla sua passerella tra caftani da sogno e abiti
da mille e una notte sfila anche il burkini, la tuta coprente,
obbligatoria in certe parti del mondo arabo, per fare il bagno
in pubblico. Un burkini fashion, tutto pieno di luccicanti
cristalli, ma pur sempre un burkini. "Quello che conta per una
donna è poterlo indossare per libera scelta, senza essere
costretta. Per questo l'ho trasformato in un capo di stile".
Ha le idee chiare Hnia, che durante la pandemia da Covid ha
sfidato il sistema inviando una mail all'assessore alla moda del
comune di Milano. "Volevo far conoscere il mio lavoro e sapevo
che Milano poteva accogliere la mia sfida. Così ho ottenuto
l'appuntamento che desideravo e ho spiegato il progetto. Per me
fare abiti non vuol dire solo evocare altre culture, ma fondere
le culture tanto che chi indossa quegli abiti diventa essa
stessa un simbolo". Non a caso la sfilata-evento al Castello
Sforzesco porta in passerella modelle di ogni nazionalità e si
chiude con il lancio di un nastro rosso con su scritti i nomi
delle donne colpite da violenza, discriminazione, razzismo.
"Anche la moda che può sembrare la cosa più effimera riesce a
veicolare messaggi importanti, come quelli che servono per
abbattere le barriere. L'integrazione per me ha al centro la
donna". (ANSAmed).
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