MILANO - Si aggrava la crisi del petrolio libico innescata dal duro scontro che sta investendo la banca centrale e che vede schierati su fronti contrapposti il governo che controlla l'est del Paese e quello di unità nazionale riconosciuto dall'Onu che regna su Tripoli e sul nord e l'ovest dello Stato africano Il governo dell'Est ha ordinato lo stop alle operazioni di carico di petrolio dai porti di Brega, Es Sider, Ras Lanuf, Zuetina e Hariga, secondo quanto riferisce Bloomberg, che cita alcune fonti a conoscenza della situazione. Secondo i calcoli dell'agenzia americana i terminali coinvolti hanno una capacità complessiva di circa 800 mila barili al giorno.
La produzione di petrolio si è più che dimezzata, a 450 mila barili al giorno, da quando, lo scorso 26 agosto, le autorità dell'Est, che fanno riferimento al generale Khalifa Haftar, hanno annunciato il blocco della produzione e dell'export di petrolio, in risposta alla decisione del legittimo governo libico di rimuovere il governatore Sadir Al-Kabir e il board della banca centrale, che riveste un ruolo chiave nella gestione dei proventi del petrolio.
Prima dello stop alla produzione la Libia pompava un milione di barili al giorno, la gran parte dei quali prodotti nell'est del Paese. Le tensioni in Libia, che si sommano a quelle in Medio Oriente, stanno contribuendo a sostenere le quotazioni del greggio, con il Wti che sale dell'1,7% a 75,8 dollari e il Brent che avanza dell'1,4% a 79,8 dollari.
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