TUNISI - Affermare l'autorità dello Stato, ripristinare la capacità finanziaria degli operatori pubblici del settore energetico, garantire le importazioni di gas e potenziare il mix elettrico sono le principali misure da adottare per preservare la sicurezza energetica della Tunisia.
Lo si legge in uno studio del think thank tunisino Institute of Strategic Studies (Ites), reso pubblico di recente.
Secondo questo rapporto intitolato «Preservare e consolidare la nostra sicurezza energetica», la priorità assoluta è ripristinare la capacità dello Stato, delle sue istituzioni e degli operatori del settore di garantire la continuità della fornitura di energia al mercato nazionale. «Il settore crollerà se gli utenti dell'energia si rifiuteranno di pagare i servizi loro forniti e se i monopoli pubblici del settore continueranno a vendere i loro prodotti a prezzi inferiori al costo di produzione e/o di acquisto senza ricevere, entro il termine stabilito, il compenso che dovrà essere fornito dal Tesoro pubblico.» Per ripristinare lo Stato di diritto, le misure proposte consistono nel recuperare i debiti non pagati delle imprese del settore (Steg, Stir, Etap, Sndp) da parte del Tesoro e di clienti senza scrupoli, nonché nel porre fine al furto di elettricità e al contrabbando di carburante.
Si tratta, inoltre, di applicare le norme vigenti riguardanti l'obbligo di costituire e mantenere una scorta di sicurezza di 60 giorni di consumo di carburante, nonché quelle relative alla protezione delle infrastrutture di vitale importanza e adottare uno specifico piano di risposta alle emergenze e di gestione delle crisi. Tuttavia, poiché la Tunisia non è più un paese redditizio in termini petroliferi, queste misure non riusciranno a risanare i conti di Steg, Stir ed Etap, finché l'energia elettrica, gas e combustibili saranno commercializzati a prezzi ben inferiori al loro costo prezzo. Per ripristinare la capacità finanziaria degli operatori pubblici affinché possano svolgere la missione loro assegnata, gli autori dello studio raccomandano di rivedere la politica dei sussidi.
"Alla lunga, un sussidio energetico generalizzato e consistente non incoraggia la sobrietà né il rendimento e rallenta lo sviluppo di risorse alternative. Per essere efficace, il sussidio energetico deve essere selettivo, mirato e gestito con giudizio nel tempo. La brusca cancellazione dei sussidi avrà invece costi sociali. Allo stesso modo, il loro mantenimento, senza apportare tutti gli adeguamenti necessari, porterà a gravi interruzioni del servizio pubblico energetico e, di conseguenza, le popolazioni vulnerabili si troveranno ad affrontare una situazione grave". Lo studio aggiunge che "la riforma della politica dei prezzi dell'energia è un'operazione delicata che richiede una consultazione permanente per diversi anni tra le varie parti interessate. La scelta dei prodotti e il calendario per la riduzione dei loro sussidi devono essere definiti dalle autorità politiche e dall'alta amministrazione.
Per garantire la continuità dell'approvvigionamento di energia elettrica a breve e medio termine, l'Ites ha invitato ad avviare quanto prima negoziati con le autorità algerine per fissare le condizioni di acquisto del gas oltre il 2027, dare un forte dare slancio al "piano solare" che è rimasto molto in ritardo, attuare rapidamente il giusto progetto per dotare gli edifici pubblici di pannelli fotovoltaici e incoraggiare i proprietari di case ed edifici ad alto consumo di elettricità a dotarsi di pannelli fotovoltaici. Oltre a questo piano di emergenza, lo studio dell'Ites chiede di ristrutturare finanziariamente il settore a breve, medio e lungo termine, sviluppando tutte le risorse energetiche nazionali, controllando la domanda di energia, diversificando i fornitori di gas naturale importato e aumentando la capacità organizzativa delle parti interessate.
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