(di Olga Piscitelli)
ROMA - Ha sfilato a Milano nel segno del dialogo tra le culture. La stilista italo-marocchina Hnia Harrati è stata protagonista della recente Fashion Week con un défilé al Castello Sforzesco che ha messo in mostra le sue qualità di stilista e che è stato anche l'occasione per parlare "di inclusione, di donne e di libertà"."Sono arrivata in Italia che ero bambina, quando mia madre che all'epoca aveva 39 anni decise di allontanarsi da mio padre e dal Marocco". La madre trova lavoro come operaia alla Zegna e da quel momento Hnia cresce tra i filati di lusso del biellese con il sogno di diventare stilista. Gli studi, il matrimonio, i figli. Solo due anni fa Hnia riapre il cassetto dei sogni, convinta che la moda sia in grado di lanciare "segnali sociali e messaggi inclusivi potenti". Così sulla sua passerella tra caftani da sogno e abiti da mille e una notte sfila anche il burkini, la tuta coprente, obbligatoria in certe parti del mondo arabo, per fare il bagno in pubblico. Un burkini fashion, tutto pieno di luccicanti cristalli, ma pur sempre un burkini. "Quello che conta per una donna è poterlo indossare per libera scelta, senza essere costretta. Per questo l'ho trasformato in un capo di stile".
Ha le idee chiare Hnia, che durante la pandemia da Covid ha sfidato il sistema inviando una mail all'assessore alla moda del comune di Milano. "Volevo far conoscere il mio lavoro e sapevo che Milano poteva accogliere la mia sfida. Così ho ottenuto l'appuntamento che desideravo e ho spiegato il progetto. Per me fare abiti non vuol dire solo evocare altre culture, ma fondere le culture tanto che chi indossa quegli abiti diventa essa stessa un simbolo". Non a caso la sfilata-evento al Castello Sforzesco porta in passerella modelle di ogni nazionalità e si chiude con il lancio di un nastro rosso con su scritti i nomi delle donne colpite da violenza, discriminazione, razzismo.
"Anche la moda che può sembrare la cosa più effimera riesce a veicolare messaggi importanti, come quelli che servono per abbattere le barriere. L'integrazione per me ha al centro la donna".
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