Antonio Maimone, papà di Francesco
Pio - l'aspirante pizzaiolo di 18 anni ucciso 'per sbaglio' con
un colpo di pistola sul lungomare di Napoli, al culmine di una
lite a cui era estraneo, scoppiata tra gruppi di giovani
malavitosi rivali per un paio di scarpe sporcate - ha denunciato
la presenza di alcuni profili sui social che offendono la
memoria del figlio e di altre vittime innocenti, come Santo
Romano o GiòGiò Cutolo. "Non possiamo continuare a vedere
infangata la memoria dei nostri figli", afferma Antonio.
"Guardare sui social i loro volti accostati a quelli dei loro
assassini è come insistere su una ferita sempre aperta. Ho
inviato tutto al mio avvocato per tutelare e difendere la nostra
famiglia".
A rendere noto il fatto e a riportare le parole dell'uomo è
il deputato di Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli
secondo cui "bisogna chiudere questi profili e indagare su chi
li gestisce. La malavita - afferma Borrelli - fa proseliti
attraverso i social, trovando terreno fertile e menti plasmabili
nei giovanissimi della nostra città, sempre più affascinata
dalla vita criminale e dalle armi, così come raccontano le
tristi cronache degli ultimi mesi. Le statistiche parlano
chiaro, sono in aumento i minorenni armati e i reati di minori
contro le donne. Un segnale pericoloso che non va sottovalutato.
Altrettanto seriamente vanno trattati questi argomenti sui
social network. Attraverso l'Osservatorio che abbiamo istituito
raccogliamo denunce quotidiane di criminali che si ritraggono
sui social tra armi, soldi e bella vita, o addirittura con video
e dirette dall'interno delle carceri. Tutto questo va fermato,
anzi, video e profili siano elementi utili agli inquirenti per
bloccare questi criminali".
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