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Strepitosa Huppert per la intensa Berenice di Castellucci

Strepitosa Huppert per la intensa Berenice di Castellucci

Sold out a Napoli la tragedia liberamente ispirata a Jean Racine

NAPOLI, 27 gennaio 2025, 19:12

Redazione ANSA

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(di Francesco De Filippo) E' perfino difficile pensare che Jean Racine possa aver mai immaginato che la poesia di cui è profusa la sua Berenice, messa in scena nel 1670, potesse trovare altrettante pregnanza e suggestione nella visionaria messa in scena di Romeo Castellucci. E non solo perché quando un termosifone, quando una lavatrice, troneggino come compagni di palcoscenico di una strepitosa Isabelle Huppert. Né solo perché d'improvviso dall'alto calino nastri come pioggia sintetica. E' il complesso di una intensa rappresentazione, tra giganteschi fiori, musiche di sospensione (originali, di Scott Gibbons) e due figure magre, Cheikh Kébé e Giovanni Manzo, a esprimere un'atmosfera di poesia per lo spettatore.
    Una rappresentazione sold out per le tre serate al Teatro Mercadante di Napoli (24-24 gennaio). Resta intatta la tragedia raciniana, quella di tre persone - Berenice, Tito e Antioco - che si parlano, si amano ma non riescono a comunicare e che, per ragion di stato, sono costrette ad allontanarsi. Una "tragedia della parola" per dirla alla Castellucci, che è un "elemento della contemporaneità". Un monologo, quello di Berenice - che accelera, rallenta la parola, le frasi, che è "monumento alla solitudine, all'abbandono", spiega ancora il regista. Berenice che non è solo voce ma è anche corpo e il corpo della Huppert flessibile come un giunco, elegante, diventa anche uno specchio.
    Lo spettacolo è giunto a Napoli dopo il debutto francese a Montpellier e una prima tappa italiana alla Triennale di Milano.
    La narrazione si svolge nell'alveo della Berenice originaria, nella Roma del 79 d.C, Tito tornato vittorioso dalla prima guerra giudaica, in seguito alla morte di suo padre Vespasiano, è destinato a succedergli come Imperatore romano. Torna non da solo ma con Berenice, principessa giudaica di Cilicia di cui è innamorato, ricambiato. Lei è destinata a essere sua sposa.
    Anche Antioco, re di Commagene, amico e alleato di Tito è - segretamente - innamorato della principessa. Quando si avvicina il matrimonio tra Tito e Berenice, Antioco le rivela il suo amore e che desidera fuggire da Roma per non dover assistere alle celebrazioni nuziali. Tito, intanto, viene a conoscenza dell'opposizione del Senato e del popolo romano alle sue nozze perché era malvista l'unione dell'imperatore con una regina straniera. Tito è costretto a rinunciare alle nozze ma non avendo il coraggio di affrontare Berenice, manda Antioco ad annunciare una prossima separazione. Berenice si precipita negli appartamenti di Tito per rassicurarsi che non si tratti di un'incomprensione o di un equivoco - tanto è certa dell'amore di Tito per lei - ma incontra alcuni senatori venuti a congratularsi con lui per avere preferito la ragione di Stato separandosi da lei. Berenice trova Tito in lacrime, capisce che, nonostante tutto, lui la ama. Disperata, lascia Roma e rinuncia all'uomo della sua vita.
   
   

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