(di Francesco De Filippo)
E' perfino difficile pensare che
Jean Racine possa aver mai immaginato che la poesia di cui è
profusa la sua Berenice, messa in scena nel 1670, potesse
trovare altrettante pregnanza e suggestione nella visionaria
messa in scena di Romeo Castellucci. E non solo perché quando un
termosifone, quando una lavatrice, troneggino come compagni di
palcoscenico di una strepitosa Isabelle Huppert. Né solo perché
d'improvviso dall'alto calino nastri come pioggia sintetica. E'
il complesso di una intensa rappresentazione, tra giganteschi
fiori, musiche di sospensione (originali, di Scott Gibbons) e
due figure magre, Cheikh Kébé e Giovanni Manzo, a esprimere
un'atmosfera di poesia per lo spettatore.
Una rappresentazione sold out per le tre serate al Teatro
Mercadante di Napoli (24-24 gennaio). Resta intatta la tragedia
raciniana, quella di tre persone - Berenice, Tito e Antioco -
che si parlano, si amano ma non riescono a comunicare e che, per
ragion di stato, sono costrette ad allontanarsi. Una "tragedia
della parola" per dirla alla Castellucci, che è un "elemento
della contemporaneità". Un monologo, quello di Berenice - che
accelera, rallenta la parola, le frasi, che è "monumento alla
solitudine, all'abbandono", spiega ancora il regista. Berenice
che non è solo voce ma è anche corpo e il corpo della Huppert
flessibile come un giunco, elegante, diventa anche uno specchio.
Lo spettacolo è giunto a Napoli dopo il debutto francese a
Montpellier e una prima tappa italiana alla Triennale di Milano.
La narrazione si svolge nell'alveo della Berenice originaria,
nella Roma del 79 d.C, Tito tornato vittorioso dalla prima
guerra giudaica, in seguito alla morte di suo padre Vespasiano,
è destinato a succedergli come Imperatore romano. Torna non da
solo ma con Berenice, principessa giudaica di Cilicia di cui è
innamorato, ricambiato. Lei è destinata a essere sua sposa.
Anche Antioco, re di Commagene, amico e alleato di Tito è -
segretamente - innamorato della principessa. Quando si avvicina
il matrimonio tra Tito e Berenice, Antioco le rivela il suo
amore e che desidera fuggire da Roma per non dover assistere
alle celebrazioni nuziali. Tito, intanto, viene a conoscenza
dell'opposizione del Senato e del popolo romano alle sue nozze
perché era malvista l'unione dell'imperatore con una regina
straniera. Tito è costretto a rinunciare alle nozze ma non
avendo il coraggio di affrontare Berenice, manda Antioco ad
annunciare una prossima separazione.
Berenice si precipita negli appartamenti di Tito per
rassicurarsi che non si tratti di un'incomprensione o di un
equivoco - tanto è certa dell'amore di Tito per lei - ma
incontra alcuni senatori venuti a congratularsi con lui per
avere preferito la ragione di Stato separandosi da lei. Berenice
trova Tito in lacrime, capisce che, nonostante tutto, lui la
ama. Disperata, lascia Roma e rinuncia all'uomo della sua vita.
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