E' stato un omicidio che ha scosso un'intera comunità, quello di Rosa Gigante, la 72enne ipovedente madre del noto tiktoker Donato De Caprio, brutalmente uccisa e poi data alle fiamme il 18 aprile 2023, nella sua abitazione del quartiere Pianura di Napoli. Un assassinio che, secondo la terza Corte di Assise di Napoli, è stato commesso da una vicina di casa della vittima, Stefania Russolillo, 48 anni, oggi condannata all'ergastolo.
La sentenza è giunta dopo una camera di consiglio durata circa due ore, preceduta dall'arringa del difensore dell'imputata, l'avvocato Alfonso Trapuzzano, anche quella durata un paio d'ore, durante la quale il legale ha cercato di minare l'impianto accusatorio raccolto dalla Polizia di Stato e illustrato nel dibattimento dal sostituto procuratore di Napoli Maurizio De Marco, noto per essere stato uno dei pm antimafia che ha contribuito a bonificare Scampia dalla camorra.
I giudici hanno accolto in pieno le prospettazioni della Procura di Napoli: nella scorsa udienza, quella del 22 gennaio, De Marco, dopo avere definito la Russolillo "lucida, razionale, protagonista non di un raptus ma di un delitto predatorio voluto e immaginato" ha chiesto l'ergastolo. Mercoledì scorso si sono registrare anche le invettive dei parenti della vittima all'indirizzo della Russolillo, quando ha tentato di chiedere scusa durante le dichiarazioni spontanee.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la mattina di quel 18 aprile la Russolillo è riuscita a entrare in casa di Rosa Gigante con la scusa di voler discutere del fatto che l'anziana donna la accusava a farle sparire le bollette dalla cassetta postale. L'intento reale, invece, per la Procura e la Polizia di Stato, era derubarla, attirata dalla possibilità che potesse custodire i soldi del figlio famoso.
Prima di subire la rapina - di una piccola somma di denaro, 150 euro, e della fede che aveva al dito - Rosa Gigante venne strangolata con un tubo di gomma, spinta con la testa contro un muro mentre cercava di divincolarsi, e poi fatta cadere a terra, dove è spirata. Prima di lasciare l'abitazione, l'omicida ha usato una bottiglia di alcol per dare fuoco al cadavere, nell'inutile tentativo di far sparire le sue tracce.
Rosa Gigante, malgrado disabile, si difese strenuamente. A dare l'allarme fu il marito della Russolillo il quale disse alla Polizia che il crimine consumato in via vicinale Sant'Aniello era riconducibile alla moglie, una donna che abusava di un particolare tipo di farmaci. Alla sentenza di condanna letta in aula è seguito l'applauso dei figli e dei parenti di Rosa Gigante. Trapuzzano, rivolgendosi ai giudici, ha chiesto, tra l'altro, per la Russolillo, l'assoluzione per totale incapacità di intendere e volere; il riconoscimento del reato di rapina impropria e la riqualificazione dell'omicidio volontariato in preterintenzionale. Istanze che ora potranno essere sottoposte al vaglio dei giudici di secondo grado a cui ha già annunciato di volersi rivolgere.
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