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Giulio Napolitano,mio padre oggi lavorerebbe per Italia e Europa

Giulio Napolitano,mio padre oggi lavorerebbe per Italia e Europa

Scrisse lettera a studenti dopo giorno burrasca a Montecitorio

NAPOLI, 24 febbraio 2025, 19:05

Redazione ANSA

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"Oggi mio padre sarebbe molto preoccupato per come va la politica, ma credo che non si stancherebbe con il suo realismo politico di cercare punti di incontro sia per l'Italia, per rilanciare il nostro paese, sia in Europa, per rafforzare la risposta a tutte le sfide alla sicurezza che attraversano il Continente". Lo afferma Giulio Napolitano, figlio dell'ex presidente della Repubblica Giorgio, che ha presentato oggi a Napoli, città dove suo padre nacque e crebbe da ragazzo, il suo libro "Il mondo sulle spalle".
    "Un'espressione - spiega l'autore - che mio padre usava per descrivere il senso di responsabilità che ha sempre avvertito nell'impegno in politica, la usò in una lettera che mi scrisse per il mio diciottesimo compleanno e che poi tornò a utilizzare dopo la sua rielezione nel 2013".
    Il figlio del presidente della Repubblica, professore ordinario di Diritto amministrativo all'Università Roma Tre, sottolinea che suo padre "era una figura ingombrante, ma anche ovviamente di grande fascino e a me piaceva moltissimo seguirlo sin da bambino e poi ho continuato a farlo per tutta la vita. E' stata una persona anche con la sua sensibilità e la sua attenzione verso la famiglia e i figli, che compensava il rigore della sua personalità in politica". Una politica che Napolitano ha vissuto a lungo in tanti eventi in Italia; "Ha sentito ovviamente - ha ricordato suo figlio - il peso di tanti eventi e cambiamenti, di quei momenti difficili, ma a volte anche eventi di soddisfazione per i progressi e il successo del Paese, ricordo ad esempio la sua gioia per il 150mo anniversario dell'unità d'Italia, con una grande partecipazione popolare che visse con grande coinvolgimento. Un episodio che ricordo? Quando mio padre presiedeva a Montecitorio, ci fu un giorno una seduta molto burrascosa in aula e c'era nel pubblico una scolaresca di Portici in tribuna che rimase abbastanza turbata da quelle intemperanze. Mio padre era stato molto severo in aula, mi ricordo che poi era rimasto dispiaciuto e due giorni dopo scrisse una lettera aperta quei ragazzi, dicendo che gli dispiaceva ma che la politica è spesso asprezza e che da allora avrebbe presieduto la Camera come se ogni giorno i ragazzi di scuola fossero lì a guardare la seduta". Il figlio di Napolitano racconta anche il legame di suo padre con la città natale: "Lui a Napoli - ricorda - è sempre rimasto legatissimo, diceva spesso che la città senza il mare non ha quello stesso fascino, non ha quello stesso calore. A Napoli c'era la sua famiglia, c'erano i suoi affetti, gli amici di scuola, il mondo dell'Università quindi la città ha avuto sempre per lui un legame fortissimo. Vi tornava per le campagne elettorali e noi lo seguivamo sempre".
   
   

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