"Oggi mio padre sarebbe molto
preoccupato per come va la politica, ma credo che non si
stancherebbe con il suo realismo politico di cercare punti di
incontro sia per l'Italia, per rilanciare il nostro paese, sia
in Europa, per rafforzare la risposta a tutte le sfide alla
sicurezza che attraversano il Continente". Lo afferma Giulio
Napolitano, figlio dell'ex presidente della Repubblica Giorgio,
che ha presentato oggi a Napoli, città dove suo padre nacque e
crebbe da ragazzo, il suo libro "Il mondo sulle spalle".
"Un'espressione - spiega l'autore - che mio padre usava per
descrivere il senso di responsabilità che ha sempre avvertito
nell'impegno in politica, la usò in una lettera che mi scrisse
per il mio diciottesimo compleanno e che poi tornò a utilizzare
dopo la sua rielezione nel 2013".
Il figlio del presidente della Repubblica, professore
ordinario di Diritto amministrativo all'Università Roma Tre,
sottolinea che suo padre "era una figura ingombrante, ma anche
ovviamente di grande fascino e a me piaceva moltissimo seguirlo
sin da bambino e poi ho continuato a farlo per tutta la vita. E'
stata una persona anche con la sua sensibilità e la sua
attenzione verso la famiglia e i figli, che compensava il rigore
della sua personalità in politica". Una politica che Napolitano
ha vissuto a lungo in tanti eventi in Italia; "Ha sentito
ovviamente - ha ricordato suo figlio - il peso di tanti eventi e
cambiamenti, di quei momenti difficili, ma a volte anche eventi
di soddisfazione per i progressi e il successo del Paese,
ricordo ad esempio la sua gioia per il 150mo anniversario
dell'unità d'Italia, con una grande partecipazione popolare che
visse con grande coinvolgimento. Un episodio che ricordo? Quando
mio padre presiedeva a Montecitorio, ci fu un giorno una seduta
molto burrascosa in aula e c'era nel pubblico una scolaresca di
Portici in tribuna che rimase abbastanza turbata da quelle
intemperanze. Mio padre era stato molto severo in aula, mi
ricordo che poi era rimasto dispiaciuto e due giorni dopo
scrisse una lettera aperta quei ragazzi, dicendo che gli
dispiaceva ma che la politica è spesso asprezza e che da allora
avrebbe presieduto la Camera come se ogni giorno i ragazzi di
scuola fossero lì a guardare la seduta". Il figlio di Napolitano
racconta anche il legame di suo padre con la città natale: "Lui
a Napoli - ricorda - è sempre rimasto legatissimo, diceva spesso
che la città senza il mare non ha quello stesso fascino, non ha
quello stesso calore. A Napoli c'era la sua famiglia, c'erano i
suoi affetti, gli amici di scuola, il mondo dell'Università
quindi la città ha avuto sempre per lui un legame fortissimo. Vi
tornava per le campagne elettorali e noi lo seguivamo sempre".
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