L'appiattimento dei giudici sulle
tesi dei pubblici ministeri è "smentito dai fatti: il 40 per
cento delle decisioni giudiziarie non confermano l'ipotesi
formulata dall'accusa sia nel primo grado di giudizio che in
quelli di impugnazione in Appello e Cassazione". Così la
sottosezione dell'Anm di Avellino, che ha aderito allo sciopero
indetto nella giornata di oggi, "un segno di protesta sofferto,
ma necessario", replica ad una delle motivazioni più forti che
governo e maggioranza parlamentare utilizzano a sostegno della
riforma del Titola IV della seconda parte della Costituzione.
La presidente, Monica D'Agostino, e il segretario, Fabrizio
Ciccone, in un documento, sottolineano anche che "il distacco
del Pm dal perimetro della cultura della giurisdizione,
rappresenta un eccentrico e inedito modello nel panorama della
giustizia internazionale, legittimando, con l'ulteriore
frammentazione dei poteri dello Stato, l'obiettivo
rafforzamento, oltre ogni ragionevole limite, dell'organo di
accusa". Critiche e rilievi sono riservati anche alla
separazione delle carriere, alla previsione di due diversi Csm,
"con un subdolo affidamento della direzione dei due organi alla
componente di nomina politica", e alla istituzione di un'Alta
Corte: "Il risultato -concludono- è una riforma che determina un
indebolimento della magistratura".
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