(di Domenico Palesse)
Martedì prossimo per Francesco
Schettino potrebbero aprirsi le porte della semilibertà. L'ex
comandante della Costa Concordia, condannato a 16 di reclusione
per la tragedia del Giglio, si presenterà davanti al tribunale
di Sorveglianza di Roma che dovrebbe prendere una decisione
rispetto alla richiesta avanzata dal legale dopo aver maturato
il termine che gli consente di accedere a misure alternative al
carcere. "Io mi auguro che vinca non il mio assistito ma il
diritto", le parole all'ANSA del suo avvocato, Paola Astarita.
L'ex comandante della Costa Concordia è recluso nel carcere
di Rebibbia dal 13 maggio 2017, dopo la sentenza che lo ha
condannato per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose,
naufragio colposo e abbandono dell'imbarcazione. Il 12 gennaio
2013, infatti, nel naufragio di fronte all'Isola del Giglio,
persero la vita 32 persone, vittime di quello che divenne il
celebre "inchino" di fronte l'abitato, a ridosso della costa.
La vicenda giudiziaria, che ebbe un grandissimo clamore
mediatico anche all'estero, comincia proprio a pochi giorni dal
disastro, il 16 gennaio, quando Schettino venne arrestato. Il
comandante finì prima in carcere e poi ai domiciliari
(confermati poi in Cassazione). Il giorno successivo venne poi
diffusa la telefonata con il capitano della Capitaneria di
Livorno, Gregorio De Falco: l'ordine di quest'ultimo a
Schettino, quel "vada a bordo, c....", fece il giro del mondo.
Il 5 luglio dello stesso anno vennero revocati i domiciliari
per il comandante, per il quale restò però l'obbligo di dimora a
Meta di Sorrento. Sul finire dell'anno, il 20 dicembre, si
chiusero le indagini: 8 gli indagati, compreso Schettino stesso.
Per lui le accuse furono di omicidio plurimo colposo, naufragio,
abbandono di persone incapaci di provvedere a se stesse,
abbandono di nave e omessa comunicazione dell'incidente alle
autorità marittime. Il 22 maggio 2013 il gup rinviò a giudizio
Schettino revocando l'obbligo di dimora. A luglio le prime
condanne: cinque coimputati patteggiarono pene tra un anno e 6
mesi e due anni e 10 mesi. Il 15 febbraio 2015 arrivò la
condanna a 16 anni, confermata poi anche dalla corte d'appello
di Firenze. La sentenza divenne definitiva il 12 maggio 2017 in
Cassazione. Nell'ambito del processo Costa Crociere patteggiò
una sanzione da un milione di euro.
Schettino si costituì nel carcere di Rebibbia e da allora non
fece più trapelare notizie, dichiarazioni o informazioni.
Durante la reclusione ha mantenuto una condotta tale che gli ha
consentito di usufruire di permessi premio e di un lavoro
all'interno del carcere. Dal 2020, inoltre, ha lavorato alla
digitalizzazione di alcuni processi. Il legale ha presentato
l'istanza per la semilibertà e sono state celebrate quattro
udienze, tutte rinviate per approfondimenti da parte dei
giudici. Martedì si attende la decisione da parte del tribunale
di Sorveglianza. Nel caso in cui venisse concessa la
semilibertà, Schettino potrebbe lasciare il carcere durante il
giorno per un lavoro esterno. "Quello che possiamo fare - il
commento dell'avvocato Astarita - è aspettare con fiducia".
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