Dal nuovo design minimalista, lineare e senza decori, con un'atmosfera bio e green a quello post industriale con soffitti riportati all'originale, strutture portanti a vista, ferro e alluminio, ma c'è una terza tendenza che recupera materiali dismessi, abbonda di verde, utilizza il vetro per mettere tutto a vista, soffitto o pareti che siano, vira sull'ibrido tra ristoro, salotto e vendita artigianale di manufatti, punta alla socialità da 'centro sociale' ma lasciando fuori la porta la politica. Locali così, con un design apparentemente casuale ma con dietro l'idea di un passato da recuperare senza troppi formalismi, un upcycling volutamente poco studiato, se ne cominciano a vedere tanti. Sono spazi recuperati, rivitalizzati da giovani e millennials, dove ci si da' appuntamento per stare insieme, conversare con una birra in mano (in molti casi spillata da micro-birrifici kilometro zero). Dal nord Europa all'Italia ma anche all'est. I 'ruin pubs' a Budapest ad esempio sono da qualche anno ormai una meta non solo dei giovani ungheresi ma di persone che li frequentano appositamente da altri paesi, in un mix di lingue originale.
Sono bar 'giungla' dove le piante crescono tra tavoli e sedie riciclate, tutte diverse tra loro, mentre negli spazi attigui giovani designer propongono le loro creazioni di borse, gioielleria, disegni. Sono popolati anche durante il giorno e spesso la sera diventano luoghi per concerti indie. Nella strada più vivace del quartiere ebraico di Budapest, Kazinczy street, dove l'architettura fine ottocento e primi novecento è stata lasciata volutamente con intonaco invecchiato, c'è il Szimpla kert, considerato il primo pub che ha lanciato in Europa la tendenza. La galleria contemporanea di produzioni di giovani designer convive con la distillazione di birre artigianali localmente note.
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