L'incognita dell'intelligenza artificiale potrebbe avere un ruolo nella corsa all'Oscar 2025 per il miglior attore protagonista. La competizione con un chiaro favorito, Adrien Brody in The Brutalist è diventata leggermente più incerta quando è emerso un lieve uso, nel film, dell'IA, per "correggere la pronuncia di qualche lettera" nei dialoghi in ungherese dall'attore e dalla compagna di set Felicity Jones (anche lei in gara per la statuetta). L'avversario più pericoloso per Brody appare Timothée Chalamet nei panni del giovane Bob Dylan in A complete Unknown, nella cinquina con un autorevole Ralph Fiennes, nel thriller Conclave; lo straordinario Colman Domingo con il dramma carcerario Sing Sing e la sfida affrontata da Sebastian Stan, volto di Donald Trump nello sferzante The apprentice.
Adrien Brody, che ha già conquistato una statuetta nel 2003, a 29 anni (resta, nella storia del premio, il vincitore più giovane, tra i protagonisti) con The pianist di Roman Polanski, ha a suo favore, anche un elemento amato ad Hollywood, l'aver rotto la cosiddetta 'maledizione dell'Oscar', nella quale alcuni interpreti sono incappati: cioè, il non aver trovato altri progetti all'altezza, dopo aver vinto l'Academy. Una difficoltà che comunque il 51enne attore newyorchese, legato al 'metodo' e a un'immersione totale nei personaggi, ha superato da almeno dieci anni. In The brutalist del visionario Brady Corbet (Leone d'argento per la regia alla Mostra del Cinema di Venezia), ha affrontato un tour de force anche emotivo per calarsi nei panni del suo personaggio, Laszlo Toth, geniale architetto ungherese sopravvissuto a Buchenwald, che, emigrato negli Usa, rimane schiacciato fra i sogni, e le illusioni del sogno americano. Una prova per cui ha già ricevuto, fra gli altri, il Golden globe, il Critics choice Award e il Bafta.
Ha un record all'attivo anche Timothée Chalamet: a 29 anni, è l'interprete più giovane (dopo James Dean) ad ottenere due candidature agli Oscar tra gli attori protagonisti. Lo riporta in gara, a 7 anni dalla prima nomination per Chiamami con il tuo nome di Luca Guadagnino, A complete unknown di James Mangold, dove si è messo in gioco nei panni del menestrello del rock Bob Dylan (che ha dato il placet al progetto), raccontato dal 1961, l'anno dell'arrivo a New York al 1965, con la sua svolta "elettrica". Una performance che Timmy (come lo chiamano gli amici) ha preparato in maniera certosina, imparando anche a suonare la chitarra, l'armonica e ad eseguire oltre 40 canzoni del repertorio di cantautore premio Nobel (molte più da quelle presenti nel film, tutte realmente eseguite dal cast).
La terza candidatura agli Oscar del britannico Ralph Fiennes, classe 1962, arriva invece a 31 anni da quella come non protagonista nel 1994 con Schindler's list (dova dava volto al raggelante ufficiale delle SS Amon Goeth) e a 29 dalla seconda, per il ruolo del conte Almasy nel melò di guerra Il paziente inglese. Il ritorno in gara avviene con Conclave di Edward Berger dal romanzo di Robert Harris dove Fiennes interpreta il riservato e inquieto cardinale decano Thomas Lawrence, prima testimone, poi protagonista nella guerra di potere che si scatena nel consesso per eleggere il nuovo Papa. Una prova che riflette ancora una volta la straordinaria versatilità di un attore, capace di passare dai principali ruoli shakespeariani a Voldemort di Harry Potter, dal capo di James Bond, M a Ulisse nell'ultimo film di Uberto Pasolini, Itaca - Il ritorno.
A un anno dal debutto in cinquina con Rustin di George C. Wolfe, il biopic su uno degli attivisti afroamericani fautori della marcia di Washington, Colman Domingo, classe 1968, talento poliedrico fra palcoscenico, grande e piccolo schermo, fa il bis con Sing Sing di Greg Kwedar, sulla vera storia del gruppo teatrale creato nel penitenziario di massima sicurezza. Nel film l'attore si cala nei panni di un personaggio reale John "Divine G" Whitfield (qui appare in un cameo ed è coproduttore esecutivo del progetto, ndr), talentuoso scrittore e attivista, finito in carcere per un crimine che ha sempre sostenuto di non aver commesso (è tornato in libertà nel 2012, ndr), cofondatore e a lungo guida del programma teatrale nato nel 1996.
Infine, esordisce nella shortlist il romeno naturalizzato statunitense Sebastian Stan, classe 1982, conosciuto dal pubblico internazionale, nonostante una carriera già ricca e sorprendente, soprattutto per il ruolo Marvel, del 'soldato d'inverno' Bucky Barnes. Reduce dalle vittorie dell'Orso d'argento 2024 e del Golden Globe 2025 per la dark comedy A different man, Stan entra alla corsa all'Oscar con la sfida più impegnativa della sua carriera, raccontare il Donald Trump anni '70 e '80, nei suoi primi passi da finanziere d'assalto, guidato dallo spregiudicato Ray Cohn, in The apprentice di Ali Abbasi. Un ritratto feroce che l'attuale presidente Usa, ha ostacolato prima cercando di bloccarne la distribuzione e poi definendolo "un film da poco, falso,e diffamatorio". Secondo Stan invece "forse la verità brucia… se il film fosse realmente irrilevante, non avrebbe avuto questa reazione".
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